martedì 7 giugno 2016

La Stampa 7.6.16
Morto dopo la circoncisione
Tre arresti per il piccolo Henry
La procura di Torino li accusa di omicidio preterintenzionale
di Claudio Laugeri

Sapevano che avrebbero causato una lesione al bimbo. Hanno accettato il rischio di conseguenze estreme. Anche la morte. Ecco perché i pm di Torino Dionigi Tibone e Fabiola D’Errico hanno ipotizzato il reato di omicidio preterintenzionale per tre immigrati di origine centrafricana che hanno partecipato alla circoncisione risultata fatale al piccolo Henry, di appena 50 giorni, morto il 30 maggio all’ospedale Maria Vittoria dopo una notte di cure inadeguate ricevute nella ex scuola occupata di Cirié, nella cintura torinese. In quel locale avevano trovato un tetto la mamma (una rifugiata di 25 anni) e il padre, di 33, clandestino, entrambi di origine ghanese. Un’operazione chirurgica trattata con delicatezza da macellai. La tradizione confusa con la trivialità. I tre uomini sono finiti in carcere, oggi saranno interrogati dal giudice. Gli arresti sono stati fatti dagli agenti della Squadra Mobile, che hanno lavorato senza sosta per ricostruire la vicenda.
L’indagine
Gli investigatori hanno incrociato tabulati e testimonianze. E sono partiti dai genitori, Alex e Lerla, di 35 e 33 anni. Sono musulmani, volevano seguire i dettami della loro religione. Non hanno pensato ai rischi, non hanno calcolato le conseguenze. Quando il piccolo Henry ha incominciato a grondare sudore per la febbre, ormai la situazione era già grave. Dopo la morte del bimbo, papà e mamma hanno cercato di spiegare la vicenda. In particolare, è stato il padre a raccontare di aver coinvolto un paio di personaggi. Ha dato qualche indicazione, ma non troppo precisa. Il resto è arrivato con i tabulati dei cellulari di Alex e Lerla.
Il capo della Squadra Mobile Marco Martino e i suoi investigatori mantengono il più stretto riserbo. E lo stesso fanno i magistrati. Qualcosa in più potrebbe emergere dopo gli interrogatori di oggi, quando il giudice per le indagini preliminari deciderà se tenere i tre in carcere. In cella sono finiti l’uomo che ha maneggiato la lama (Abdulai A.) e i due «intermediari» (Kwame B. e Eric A.). I difensori (Alberto Bosio e Manuel Perga) preferiscono tacere. Almeno fino all’interrogatorio di oggi.
I reati
I tre sono sotto inchiesta per omicidio preterintenzionale. Hanno tradito la fiducia dei genitori del piccolo Henry, coinvolgendo un «praticone» anziché un medico. Forse, hanno addirittura assistito all’operazione, fatta con una lama sporca, forse addirittura un coltello. La tesi degli inquirenti è semplice: i due «intermediari» sapevano che il «praticone» non era abilitato a fare quell’operazione chirurgica. Così, l’utilizzo della lama sul bimbo diventa una lesione. E la morte arrivata come conseguenza di una lesione volontaria può essere considerata un omicidio preterintenzionale.
Le ultime ore del piccolo Henry sono un dramma nel dramma. Il piccolo poteva essere salvato. In ospedale. Ma nessuno ha capito la gravità della situazione. I batteri hanno infettato il sangue, in poche ore. I genitori hanno cercato di combattere quell’infezione in modo grossolano, con una supposta di «Tachipirina». Un dosaggio per adulti. Inutile comunque. Forse, hanno dato al bimbo anche qualche altra medicina, servita a nulla.