La Stampa 29.6.16
Italicum, il premier fa dietrofront
E ora cerca alleati per il referendum
Ai
suoi dice: pronto a modifiche. L’apertura è sul premio alla coalizione
Minoranza Pd, Ncd e Forza Italia sarebbero d’accordo per rientrare in
partita
di Fabio Martini
Matteo Renzi ha
cominciato ad accarezzare l’idea di cambiare la legge elettorale e per
la prima volta lo fa velatamente trapelare in pubblico. Prima che
iniziasse il Consiglio europeo, ha convocato i giornalisti italiani per
una esternazione «assolutamente informale», non riferibile, non
virgolettabile. Materiale da background, hanno ripetuto il presidente
del Consiglio e il suo portavoce. Ma alcune di queste riflessioni, già
da qualche giorno Renzi le sta ripetendo in sedi altrettanto informali.
In particolare alcuni ragionamenti sull’Italicum, una riforma che Renzi
stesso ha sempre ritenuto intoccabile. Ma dopo la sconfitta del Pd alle
amministrative e un referendum istituzionale in autunno dall’esito
imprevedibile, il presidente del Consiglio sta riflettendo. Da qualche
giorno ripete: l’Italicum? Lo cambio anche domani, ma bisogna capire
come. Frasi buttate lì, che non preludono a una svolta, ma servono come
segnali per chi vuol sentirle pronunciare.
Tanto è vero che
venerdì scorso, se non fosse intervenuta Brexit, Renzi aveva fatto
sapere alla minoranza Pd ma anche ai «malpancisti» della sua
maggioranza, che nella sua relazione avrebbe potuto lanciare qualche
apertura sull’Italicum.
Una velata disponibilità, quella di Renzi,
che corrisponde ad un mood e a una scoperta: il presidente del
Consiglio ha capito che il referendum istituzionale di autunno non può
vincerlo da solo contro tutti. E sta cominciando a riflettere su come
allargare il fronte dei potenziali alleati. Pronto a ritrarsi, non
appena dovesse capire che una sua apertura sull’Italicum dovesse
costargli caro. E proprio lo stop intimato ieri sera dal leader dei
Cinque Stelle Luigi Di Maio è molto significativo: i grillini hanno
capito l’antifona, intuiscono che qualcosa si sta muovendo e fanno fuoco
preventivo.
Certo, i potenziali interlocutori di Renzi sono
frammenti di ceto politico: nel Pd, la minoranza e l’area cattolica;
l’Ncd; Forza Italia, Sinistra italiana. Ma Renzi sa che un conto è
averli tutti contro e un conto è averli tutti a favore. Quasi tutte
queste forze sperano in una modifica della legge elettorale che comporti
un premio di coalizione, unico escamotage per diversi partiti e
parecchi onorevoli per sperare di rientrare in Parlamento.
Ma per
Renzi c’è una sola coalizione che conta: quella che gli consenta di
vincere il referendum. Sono tanti gli escamotages per costruire una
coalizione credibile, a cominciare dal sostegno di personalità per ora
defilate. Come ad esempio Romano Prodi, l’unico personaggio a sinistra
che continua a mantenere influenza e credibilità nell’opinione pubblica
progressista. Ci sarà presto un incontro tra i due? Per ora non c’è
nulla di deciso e il presidente del Consiglio, una volta lanciati i suoi
ballon d’essai, potrebbe di nuovo fare marcia indietro.