mercoledì 29 giugno 2016

La Stampa 29.6.16
Denunciarlo non basta
Uccisa dal compagno e nascosta nel frigo
Entrambi i conviventi erano seguiti dai servizi psichiatrici
di Franco Giubilei

Era da tempo che il compagno la maltrattava, e lei aveva anche denunciato le violenze alle forze dell’ordine, ma questo non è bastato a salvarla dall’ultima, fatale aggressione. Bernadette Fella, 55 anni, è stata strangolata dal convivente, il cinquantenne Armando Canò, che dopo averla uccisa ne ha nascosto il corpo in un frigorifero. Sono stati i vicini di casa, che da qualche giorno avvertivano un odore terribile in tutto l’edificio, a chiamare i vigili del fuoco nella palazzina di via Nazionale per Carpi, prima periferia di Modena.
I sospetti delle forze dell’ordine sono caduti subito sul compagno della donna, anche perché gli altri abitanti del caseggiato hanno raccontato dei ripetuti litigi fra i due, entrambi seguiti dai servizi psichiatrici. Scontri verbali che in più di un’occasione sarebbero degenerati in aggressioni fisiche vere e proprie da parte del cinquantenne, che ha qualche precedente sulle spalle. La squadra mobile si è messa sulle tracce dell’uomo, andando a controllare luoghi e persone frequentati, per poi trovarlo l’altra notte: non era andato lontano, si trovava a Castelfranco Emilia, paesone a una decina di chilometri dal capoluogo, nell’appartamento di una conoscente. Addosso aveva ancora le chiavi di casa della compagna, e quelle della cantina dove aveva portato il cadavere. I condomini della vittima lo hanno riconosciuto come l’uomo che era stato tante volte da lei negli ultimi mesi. Interrogato dalla pm Katia Marino, ha finito per confessare il delitto e ora si trova nel carcere di Modena con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Colpiscono, di quest’ennesima storia, i racconti delle vicine di casa di Bernadette, che qui tutti chiamavano «Betta»: parlano di litigi aspri, e di violenze ripetute inflitte da quello che si sarebbe trasformato in un carnefice vero e proprio, ma anche delle inutili denunce alla polizia. Poi, al termine dell’ennesimo scontro, il cinquantenne ha strangolato a morte la compagna. Le circostanze di questo delitto ricordano da vicino il caso di Silvia Caramazza, la commercialista di Bologna il cui cadavere venne ritrovato tre anni fa nel congelatore di un appartamento a Bologna. Il convivente Giulio Caria è stato condannato in appello a trent’anni, ma non ha mai ammesso le sue responsabilità. Solo quest’anno, in Emilia Romagna sono stati commessi quattro femminicidi, compreso quello emerso oggi: «Da tempo la donna era maltrattata dall’uomo - denuncia la Casa delle donne -, e aveva informato le forze dell’ordine».