martedì 28 giugno 2016

La Stampa 28.6.16
L’onda lunga di Brexit è solo all’inizio
E ora la Spagna
di Marcello Sorgi

Alla fine della settimana che ha terremotato i destini di Europa e Italia, le elezioni in Spagna, seconda chiamata alle urne in sei mesi causa mancanza di governo possibile, non dicono solo che l’instabilità è una malattia difficile da guarire e i sistemi maggioritari ipersemplificati, che sembravano fatti per funzionare in qualsiasi condizione politica, vanno in crisi appena accanto ai tradizionali partiti di centrodestra e centrosinistra compaiono movimenti di protesta. Ciò è accaduto in Italia domenica 19, quando il centrosinistra di Renzi, vincitore alle Europee del 2014 con il 40,8 per cento dei consensi, ha dovuto soccombere a Roma, a Torino e in metà dei comuni che amministrava, al Movimento 5 stelle. E in Inghilterra, dove la chiamata alle urne per il referendum sulla permanenza o meno nell’Unione europea del primo ministro Cameron, stravincitore nelle elezioni del 2015, ha visto a sorpresa la sua sconfitta e la crisi di governo.
Ma la Spagna dice anche altro. Pur confermando la difficoltà di formare una maggioranza ricavandola da un risultato frammentato, dalle urne è uscito un rafforzamento del partito del primo ministro uscente, Raioy, a dispetto del neonato Ciudadanos, formazione populista che lo sfidava sulla destra; la tenuta dei socialisti del Psoe, minacciati di sorpasso dall’alleanza di Podemos, con la sinistra estrema, e la conseguente delusione di Pablo Iglesias, il giovane leader nuovista con l’ambizione, a questo giro, di sostituire Raioy alla guida del governo. È possibile, naturalmente, che sulle scelte degli elettori spagnoli abbiano influito, oltre alla sterile prova elettorale di sei mesi fa, i risultati italiani, e molto più quelli del Brexit, spingendo verso una tendenza filogovernativa parte degli elettori che a dicembre avevano espresso un voto di protesta. Ma il successo del «voto utile», consigliato dai partiti tradizionali, che la volta scorsa erano apparsi in grande difficoltà, dimostra che le scelte «di pancia» possono essere corrette da un inatteso ritorno alla razionalità. Dopo il colpo, in altre parole, arriva sempre o quasi sempre un contraccolpo.
E prima di gettarsi anima e corpo nelle braccia dell’opposizione antisistema, gli elettori ci riflettono. Da questo punto di vista Renzi potrebbe aver ragione a resistere, sia di fronte a chi gli consiglia di cambiare la legge elettorale, in cambio di un aiuto al «Sì» al referendum, sia rispetto a chi gli consiglia di smosciare il braccio di ferro con i 5 stelle. L’onda lunga del Brexit ha solo cominciato a produrre i suoi effetti, e di qui all’autunno anche quella del voto spagnolo potrebbe dispiegarne di imprevedibili.