martedì 28 giugno 2016

Corriere 28.6.16
Shiller: «I nazionalismi, nemici della crescita»
«Questo voto dice che anche Trump potrebbe vincere le elezioni americane»
intervista di Giuseppe Sarcina

NEW YORK Robert Shiller studia da almeno quarant’anni la volatilità dei mercati finanziari. Ha previsto con largo anticipo la pericolosità della bolla immobiliare scoppiata nel 2007 negli Usa. Per le sue ricerche ha ricevuto il Nobel nel 2013. Eppure oggi anche l’economista americano, 70 anni, fatica a orientarsi nel nuovo mondo che verrà dopo il «no» del Regno Unito alla Ue.
Le Borse sono crollate ovunque, c’è chi teme una crisi epocale come quella innescata nel 2008 dal fallimento di Lehman Brothers. Che ne pensa?
«No, siamo in una situazione diversa. Quello fu un collasso finanziario: nessuno si fidava più delle banche. Qui non c’entra la finanza e non c’entrano i fondamentali dell’economia».
Non ci sono rischi di arretramento, di recessione?
«Potremmo avere una scivolata del Pil in qualche Paese o nella zona euro. Ma le banche centrali, la Bce come l’americana Fed, hanno la possibilità di mantenere il tasso di interesse vicino allo zero. Inoltre possono iniettare liquidità con il “quantitative easing” o con il cosiddetto “elicottero”: soldi a pioggia nel sistema. Penso che per questo nel giro di qualche giorno o forse qualche settimana le Borse ritroveranno equilibrio».
Quindi: impatto del voto circoscritto sui mercati; banche centrali attrezzate. Lei è rassicurante...
«Al contrario. Abbiamo davanti incognite profonde, perché qui siamo di fronte a un sentimento popolare, la paura dell’immigrazione, che non sappiamo quale impatto potrà avere sulla politiche degli Stati e quindi sull’economia. Il primo problema è capire se ci sarà un effetto domino, se altri Paesi investiti dall’onda dei migranti decideranno di lasciare l’Ue. A questo non saprei rispondere».
Qual è lo scenario più probabile?
«Questo voto incoraggia le strategie di leader come Putin, come Erdogan. Mi pare ci dica che anche Donald Trump, a questo punto, potrebbe vincere le elezioni americane. Anzi, sotto sotto, sui mercati mondiali, non solo a Wall Street, è proprio questa la domanda più diffusa: non è che adesso ci ritroviamo Trump alla Casa Bianca?».
Con quali conseguenze?
«Provo a ragionare con la logica dei mercati. La Brexit alimenta, oggettivamente, la cultura del nazionalismo e del protezionismo. Se queste idee prevalgono nei Paesi più importanti, non ci sono contromisure economiche congiunturali efficaci; non c’è tasso di interesse o “quantitative easing” che tenga. E l’eventuale vittoria di Trump negli Usa renderebbe dominante proprio la cultura del protezionismo. Questo sì che danneggerebbe gli scambi, gli affari, la crescita mondiale».
Esiste la possibilità di una controffensiva? L’eurozona potrebbe rilanciare un piano di più stretta integrazione… «Vedremo, ma non mi pare che tiri questa aria. Anzi temo che possa aumentare il senso di vulnerabilità già diffuso nell’Unione Europea».