La Stampa 27.6.16
L’ora della “Jihad bianca”
A Londra razzisti scatenati
Insulti e aggressioni ai musulmani ma anche ai polacchi Un fenomeno che è cresciuto nei giorni del referendum
di Alberto Simoni
«Io
parlo polacco, tu quale super potere hai?». Jacek viene da un paesino
vicino a Varsavia e vive a Londra da qualche anno. Indossa una maglietta
nera, la scritta gialla con la frase che tradisce l’orgoglio per le
origini. È uno dei 600 mila sbarcati nel Regno Unito negli ultimi dieci
anni. I polacchi oltre Manica erano 95 mila nel 2004, poi la via
londinese è diventata facile e fruttuosa. Da qualche tempo però anche
molto rischiosa. Sta appoggiato a una ringhiera di fronte all’ufficio
culturale polacco ad Hammersmith, zona occidentale della capitale
britannica e guarda i muri dell’edificio sul quale sono stati disegnati
graffiti e scritti con la vernice insulti contro i polacchi, definiti
«parassiti». La polizia pattuglia la zona e ha aperto un’inchiesta
contro ignoti.
Ma la tensione da tempo è palpabile. Appena due
giorni fa, nella zona orientale della città, alcuni musulmani e
immigrati dell’Est Europa sono stati aggrediti da bande suprematiste
inglesi. «È il clima post Brexit che non volevamo», dice la Baronessa ed
ex ministro Sayeeda Warsi che una settimana fa aveva lasciato la
campagna del Leave poiché diventata «razzista e odiosa».
Gli
episodi di intolleranza sono aumentati nei giorni dopo il referendum.
Una lavoratrice musulmana, nata in Galles, è stata apostrofata in strada
e invitata a «fare le valigie»; nel Cambridgeshire è partita una
campagna d’odio via posta contro la comunità polacca. E volantini sui
«polacchi parassiti» sono stati recapitati anche a una scuola
elementare.
La retorica incendiaria contro i migranti di Nigel
Farage amplificata dal poster con le immagini di migliaia di profughi in
coda in Slovenia con la scritta «punto di rottura» è ancora un punto di
riferimento per alcune - non così minoritarie - frange della società.
La
percezione che siano gli «altri», gli «stranieri» a sottrarre il lavoro
agli inglesi, ad abbassare i salari, a congestionare i servizi pubblici
ha alla fine ha pesato sul voto: il tema immigrazione è stato il
secondo motivo a indirizzare le scelte degli elettori, sia conservatori
sia laburisti. Soprattutto nelle zone rurali, nel Sud e nel Nord del
Paese, fra le classi meno agiate. Farage proprio ieri ha ricordato che
quelle zone - molte sono feudi laburisti - sono ora nel mirino dello
Ukip.
Se c’è una protesta visibile contro i migranti, talvolta
violenta ma comunque molto rumorosa, c’è ne è una che corre sul Web, si
nutre di adepti su Twitter, Facebook e sguazza nei video su YouTube.
L’intelligence britannica monitora molti gruppi. Ieri il «Sunday Times»
ne ha fatto una radiografia. L’estrema destra (suprematista, razzista,
isolazionista, anti-migranti) fa proseliti e ha un seguito crescente.
Materiale estremista è disponibile ovunque sulla Rete. Un gruppo come
National Action, quello che è nato per «celebrare» la morte della
deputata Jo Cox, ha appena sessanta adepti, ma i suoi video su YouTube
hanno quasi 2800 adepti. Pochi, nel mare del Web, molti, spiegano gli
esperti dell’antiterrorismo, se si considera che la visibilità il gruppo
la sta avendo solo da poco tempo. Proclamano una «White Jihad», una
guerra santa bianca, che significa rendere omogenea e aderente «ai
valori tradizionali inglesi» questa terra che oggi invece ospita persone
provenienti da ogni angolo del mondo ed è un crogiolo di culture. «I
rifugiati non sono i benvenuti» si legge in uno dei loro proclami che va
di pari passo alla proclamazione che «Hitler aveva ragione, i rifugiati
devono tornare a casa».
Sabato a Newcastle, città nel Nord-Est,
vivace, gli estremisti hanno manifestato dinanzi alla stazione centrale
scandendo slogan contro i migranti. Negli ultimi tempi è nata un’altra
associazione, NorthWest Infidels, derivata dalla English Defense League,
che vorrebbe «l’impiccagione di Corbyn» e ha nell’islam il nemico
dichiarato. Così come Britain First, l’associazione che ha invocato il
killer di Jo Cox. A proposito dell’aggressore, Thomas Mair, proprio
NorthWest Infidels ha rilanciato un messaggio nel quale invita i suoi a
continuare la difesa dell’Inghilterra «dall’invasione dei profughi
affinché il sacrificio di Thomas Mair non sia stato invano».