sabato 25 giugno 2016

La Stampa 25.6.15
Per Putin è una vittoria
Ora spera che si sgretoli il fronte delle sanzioni
I media del Cremlino: l’Unione europea ha fallito
di Lucia Sgueglia

E finalmente Putin si pronuncia su Brexit. Negando di provare «gioia» per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, come sostengono molti a Occidente: la Russia «non ha mai interferito, né influenzato» il voto, e a David Cameron che ha agitato lo spauracchio dello zar per sventare il Leave, ribatte: «Una manifestazione di basso livello di cultura politica».
Ma se dare alla Russia la colpa dell’esito del referendum è fuori luogo, non v’è dubbio che Brexit sia una «felice sorpresa», un successo strategico di Putin: perché insinua un cuneo tra Europa e Stati Uniti, indebolendo la coesione atlantica. Lo dimostra la pacata euforia dei media di Stato russi ieri mattina: la Ue ha «fallito la propria missione», scrive la Tass; «La Gran Bretagna ha scelto l’indipendenza, una lezione per la sete di potere di Cameron», apre Radio Vesti24.
Un «regalo» per la propaganda del Cremlino e i suoi capisaldi: un’Europa più debole e meno compatta sulle sanzioni (di cui Londra era tra i più strenui sostenitori), lo sprint dei movimenti euroscettici appoggiati anche finanziariamente dai russi. Ma soprattutto un’Europa più lontana dall’influenza Usa. «Non è l’indipendenza della Gran Bretagna dall’Europa, ma dell’Europa dagli Stati Uniti», esulta Boris Titov, imprenditore consigliere di Putin. Persino l’ex ambasciatore Usa a Mosca Michael McFaul, ammette: «È una vittoria per la politica estera di Putin». Spera il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin: «Senza il Regno Unito nella Ue non ci sarà nessuno a difendere con tanto zelo le sanzioni contro di noi». Per Dmitri Trenin, direttore del Centro Carnegie a Mosca, «Brexit significa l’indebolimento del fronte russo-scettico nella Ue: Baltici, Polonia e Svezia». «Dopo la Gran Bretagna, la Nato, Schengen, e l’euro crollerà», s’infuoca il nazionalista Zhirinovsky.
A fine maggio, l’ambasciata russa a Londra aveva lanciato una campagna su Twitter, #WhatBritainLost, per ricordare agli inglesi i costi della «guerra delle sanzioni europee» contro la Russia sull’economia british. Mentre la tv filo-Cremlino in lingua inglese Russia Today, che trasmette anche da Londra, parteggiava chiaramente per Leave. Forse a questo si riferiva Cameron.
Ma il «soft power» conta pure su «Londongrad». Quei 150 mila russi residenti a Londra, molti ricchi oligarchi, ma anche dissidenti, per i quali Brexit potrebbe aprire «ottime opportunità», spiega Ben Judah sul «Moscow Times»: nell’immobiliare, approfittando del crollo della sterlina per far razzia di proprietà nel Regno Unito; o sfruttando la «opacità legale» che può seguire allo sganciamento dalle regole Ue per quanto riguarda riciclaggio e altri loschi affari.
Tuttavia, le società russe quotate a Londra tremano. E alcuni temono che Brexit alla lunga possa ritorcersi contro la Russia. Rafforzando Angela Merkel e l’asse Germania-Polonia in Europa. Poi la Ue, nonostante le sanzioni, «è ancora il nostro principale partner commerciale - ricorda il senatore K. Kosachev –. Se cade a pezzi, peserà su di noi». Ieri il rublo è calato pesantemente sul dollaro, come le azioni di Gazprom, Rosneft e Lukoil; ma il ministero delle Finanze per ora esclude «rischi seri». Intanto la fuga dalla sterlina all’oro, che Mosca ha accumulato in enormi riserve a partire dal 2006, avrebbe fatto guadagnare 2,4 miliardi di dollari alla Russia in 24 ore.