La Stampa 25.6.16
E l’effetto-domino spaventa l’Ue
I nazionalisti: si voti anche da noi
di Emanuele Bonini
Adesso
si teme il peggio e si prova a evitarlo. Sull’onda dell’esito del
referendum britannico cominciano a essere in tanti, in Europa, ad
auspicare un proprio voto popolare sull’Unione. Si ritiene che dopo
l’uscita del Regno Unito si rischi l’effetto domino. Le istituzioni
comunitarie sono decise a difendere il progetto a dodici stelle.
«L’Unione
europea dei Ventisette Stati membri continuerà», hanno assicurato i
presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento. Jean-Claude Juncker,
Donald Tusk e Martin Schulz hanno preteso l’immediato avvio delle
procedure di divorzio con Londra, per non dare agli euroscettici il
tempo di organizzarsi, in nome della tenuta europea, non scontata.
La carica dei populisti
A
guidare le file degli anti-Ue è Geert Wilders, leader del partito
olandese di estrema destra Pvv. È stato lui il primo a chiedere di
andare alle urne. «Il popolo olandese merita un referendum» da cui far
scaturire «un plebiscito su una Nexit», una Brexit in salsa orange.
«Sarebbe completamente irresponsabile», avverte il primo ministro dei
Paesi Bassi, Mark Rutte: «Non si può giocare con le persone, i servizi e
i posti di lavoro».
Le pulsioni anti-europeiste sono però forti
anche in Francia (si voterà anche qui, nella primavera 2017), Svezia,
Austria, Germania e nella la stessa Italia. Da questi Paesi si sollevano
contro la comunità a dodici stelle Front National, Democratici svedesi,
Fpo, Afd e Lega. Variano formule e slogan, ma non i contenuti: tutti al
voto e via dall’Ue, seguendo la scia britannica.
«Il rischio c’è
ed è uno dei motivi per cui dobbiamo dare certezza ai cittadini oltre
che ai mercati», ammette il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
«L’idea che si possa tenere un referendum senza che poi si capisca bene
quale rapporto con l’Ue ne derivi - ha detto a Lussemburgo, a margine di
una riunione del Consiglio - sarebbe irrispettosa dei cittadini
britannici, capace di alimentare proprio l’effetto domino».
Niente sconti
«Siamo
determinati a garantire l’unione come ventisette», assicurano Juncker,
Tusk e Schulz in dichiarazioni volutamente congiunte e concordate per
meglio trasmettere il senso di coesione e determinazione. I loro partiti
europei erano stati chiari: in caso di Brexit niente sconti per Londra,
e così sarà. I tre hanno chiarito che «una volta fuori si è fuori»,
intimando alla Gran Bretagna di avviare «il prima possibile» le
procedure di uscita così da «non prolungare l’incertezza» che regna
attorno all’Ue.
Il semestre slovacco
I vertici dell’Europa
vogliono evitare che si pensi che un divorzio sia un gioco. Serve per
arrivare al vertice chiarificatore di martedì. Al termine del quale, col
primo di luglio, si aprirà il semestre di presidenza Ue della
Slovacchia, Stato non tra i più convinti del progetto comunitario.