La Stampa 21.6.16
Italicum, Renzi non molla ma nel Pd: così si va a sbattere
di Alessandro Di Matteo
La
posizione ufficiale non cambia, per ora, ma nei corridoi del Pd l’idea
di rivedere l’Italicum è sempre più oggetto di conversazione, e non solo
perché la minoranza ha ripreso a incalzare su questo punto. L’idea è
quella di ripristinare un premio di maggioranza affidato alla
coalizione, e non al singolo partito come è previsto ora.
Matteo
Renzi, in pubblico, ripete che il tema «non è all’ordine del giorno». Ma
il dato che preoccupa molti, anche nella cerchia intorno al premier, è
il rischio di un Pd solo contro tutti, lo schema che ha portato alla
pesante sconfitta di Piero Fassino e Roberto Giachetti e che si
riproporrebbe con l’Italicum alle politiche. Scenario che, peraltro, da
tempo i sondaggi hanno fotografato. Senza contare, ripete ai suoi Pier
Luigi Bersani, che «se poi il centrodestra si riorganizza, con l’aria
che c’è in giro vincono per vent’anni…».
Il vice-segretario Pd
Lorenzo Guerini ribadisce la linea ufficiale: «Non si cambia la legge
elettorale dopo un turno di amministrative, l’Italicum va messo alla
prova». Ma il timore di un Pd isolato è forte, anche nella maggioranza
che sostiene Renzi. «Il tema delle alleanze c’è - dice Marina Sereni,
vicepresidente della Camera - le elezioni sono andate meglio dove il Pd è
il perno di uno schieramento largo. Ma prima di porre il tema della
legge elettorale, dobbiamo capire che alleanze vogliamo. Per me il
modello deve essere Milano, o Cagliari, la questione è politica, non
partirei dalla legge elettorale».
Difficile, però, costruire
un’alleanza tipo Milano o Cagliari senza ritoccare l’Italicum. Senza
contare che, tra i franceschiniani, si comincia a temere anche per il
referendum di ottobre: «Con il Pd isolato rischiamo anche al referendum.
E se si perde, salta il Pd, non solo Renzi». Peraltro, anche Ncd di
Angelino Alfano spinge per un premio di maggioranza alla coalizione e
non più alla lista.
Per questo alle richieste della minoranza ora
non si danno risposte ultimative. Matteo Orfini, ieri su la Stampa, ha
dato un primo segnale: «Personalmente sono sempre stato favorevole al
premio di lista, ma la sede per affrontare questa discussione è la
direzione del partito». E uno degli uomini vicini al premier, a
condizione di restare anonimo, ammette: «Ci siamo sempre confrontati, e
se ora ci sarà richiesto di discutere di legge elettorale,
discuteremo…».