La Stampa 2.6.16
Renzi, intervista-show a Giachetti
E Bersani va in piazza per sostenerlo
Il
segretario s’improvvisa conduttore con il candidato. A Primavalle,
nella periferia romana, il leader della minoranza con l’aspirante
sindaco della Capitale. Ma il clima è da separati in casa
di C. Bertini-F.Schianchi
Ora
Roberto Giachetti ci crede davvero: pensa che domenica non solo
arriverà al ballottaggio, ma che insieme a lui non è scontato salga sul
podio la candidata grillina. Perché - confida a qualcuno - in questi
giorni lui e la Meloni sono in ascesa e la Raggi in discesa. Quindi si
potrebbe verificare quella che nei comizi chiama la «sorpresa». Si
vedrà. Ma la partita è sul filo, caccia dunque all’ultimo voto, specie
quelli di sinistra.
Ma se ieri lui e Bersani volevano dare un
segnale di unità, non è che l’impresa sia loro riuscita, malgrado
l’impegno profuso. Tanto che alla fine Bersani esita prima di negare che
vi sia stato del «freddo» tra lui e il candidato sindaco Pd per la
capitale. «Macché». Alle cinque della sera Bersani si presenta puntuale
nella piazza di Primavalle, il candidato arriva invece con mezz’ora di
ritardo. Nel frattempo “Pierluigi”, è costretto a sottoporsi ad una gara
di selfie con i compagni della popolare borgata romana e a compulsare
il cellulare per passare il tempo. Giachetti scende dallo scooter,
saluti, caffè, breve discorso. «Sappiate che le cose stanno cambiando
molto e forse il 5 giugno potremmo divertirci a vedere qualche
sorpresa», dice ai militanti assiepati tra le insegne di una scuola di
liscio e un banco di porchetta. «Al ballottaggio non so con chi ci
andrò. Davvero, le cose stanno andando molto bene». Ringrazia «di cuore»
Bersani, che pur non avendo sostenuto la sua candidatura, ora la
appoggia, «abbiamo idee diverse ma siamo in una comunità che ha il
dovere di riscattare gli errori del passato». Poi si accende un toscano,
ascolta cinque minuti il comizio dell’ex leader e se ne va trafelato di
corsa all’Olgiata, «scappo, mi aspettano!». Bersani resta a parlare e
rifila una serie di stoccate indirette a Renzi. «La comunicazione che
arriva dall’alto e ciao, non è sinistra! Bisogna ci sia l’andata e il
ritorno, sentendo cosa ne pensa la gente delle cose che si fanno». E
ancora: «Il problema non è andare a rubare voti ad altri, ma motivare il
nostro mondo». Così, tanto per gradire, per carità tutte stoccate
all’insegna «dell’orgoglio delle nostre radici. Riprendiamo il filo di
quel che siamo, al lavoro e alla lotta!». Ma il clima è da separati in
casa.
La sera invece è Renzi a spendersi per il candidato sindaco.
«Lo staff di Giachetti si è raccomandato: niente comizio». Si abbassano
le luci, parte l’applauso, «nella mia veste di aspirante conduttore tv
permettetemi di presentare il prossimo sindaco di Roma», annuncia il
premier-segretario Matteo Renzi dal palco dell’Auditorium della
conciliazione pieno fino al fondo - candidati, parlamentari pd, semplici
cittadini. Entra in scena Giachetti e comincia così, seduti su due
sgabelli con il premier che intervista il candidato pd, l’annunciata
prima iniziativa congiunta tra Renzi e l’aspirante sindaco.
Da
«qual è la battaglia parlamentare che hai sentito più tua» - a cui segue
ricordo del percorso per arrivare alla legge elettorale - alla foto di
famiglia del candidato coi due figli, dalle punzecchiature agli
avversari. «Salvini ha un rapporto speciale con Donald Trump», dice
Renzi, che però più spesso riserva attacchi ai Cinque stelle: «Sentiamo
dire onestà-onestà, ma iniziassero a fare trasparenza, a mettere fuori i
bilanci e dire che il simbolo non appartiene al nipote del fondatore».
Il format del premier-aspirante conduttore tv serve a cercare di marcare
una differenza, a dire che Roberto «è una persona vera, non di
plastica, nessuno può dirgli cosa fare», «l’unico candidato con
esperienza amministrativa» - e arriva l’omaggio alle giunte Veltroni e
Rutelli. «Se firmi delibere per decine di miliardi di lire e non hai mai
ricevuto nemmeno una telefonata di auguri dalla procura, l’onestà oltre
che dichiararla l’hai dimostrata», chiama l’applauso Giachetti. Serve a
rivendicare l’orgoglio di essere del Pd: «Dobbiamo smetterla di
spararci sui piedi. È evidente quando hai una comunità così grande per
la legge dei grandi numeri qualcuno qualche guaio lo combina», predica
Renzi.