domenica 19 giugno 2016

La Stampa 19.6.16
A passeggio sull’acqua
il miracolo di Christo
Ieri l’inaugurazione, trentamila persone hanno dato l’assalto all’installazione dell’artista franco-bulgaro sul lago d’Iseo: code di ore, ingorghi stradali, ressa, sudore, selfie e salamelle
di Alberto Mattioli

Tutti a camminare sulle acque. Nell’epoca del turismo di massa, diventano di massa anche i miracoli. Prodigi alla portata di tutti, democratici, interclassisti. E arte contemporanea per una volta affollatissima e immediatamente comprensibile, prêt-à-penser, anzi prêt-à-marcher. Già, perché questa volta l’arte è da calpestare. È il debutto di The Floating Piers, l’installazione del genio compreso Christo, i già celebri e celebrati tre chilometri di passerella gialla, appunto «i moli galleggianti», da Sulzano a Monte Isola all’isoletta di San Paolo e ritorno, passeggiando, o meraviglia, sul lago d’Iseo. Ed è subito kermesse, bagno di folla, festa collettiva.
I primi assatanati si erano già accampati sulle rive venerdì sera, con alberghi e campeggi prenotatissimi da settimane. Dalle sette e mezzo di ieri mattina, è stato l’assalto. Si calcola che in giornata siano arrivate almeno 25-30 mila persone. Alle tre del pomeriggio, la fila per imboccare la passerella ricordava quelle di Expo nei giorni terminali, un’ora e più, finché a metà pomeriggio l’organizzazione ha diramato un messaggio: troppa gente, non venite più (si temeva anche un temporale, per la verità). C’erano famiglie intere con cani, ragazzini, infanti e vegliardi in carrozzella. Tedeschi mezzi nudi, ubriachi di sole e di spritz. Moltissimi camminavano scalzi, come consigliato dallo stesso Christo, per «gustare fino in fondo l’emozione». Tutto intorno, pittoreschi paesini con ingorghi di folla paurosi, traffico bloccato, treni con ritardi pazzeschi, carabinieri con il mitra e code, code, code, perché sulla passerella possono stare al massimo 11 mila persone.
Vietato fare il bagno
Sulle amate sponde, le baracche con le salamelle e le bollicine della vicinissima Franciacorta, come per una festa dell’Unità lacustre, gente che prende il sole e gente che si butta in acqua, subito redarguita perché il bagno è vietato. Caldo, sudore, ressa, soddisfazione. Era una folla bon enfant, che si fa conquistare subito, in un tripudio di selfie e whatsapp con quelli rimasti a casa perché convinti che piovesse. E invece, zac!, è stato il primo giorno senza il nostro diluvio quotidiano. Incidenti nessuno, a parte un’anziana che, pare, ha tentato di camminare sul lago dove la passerella non c’era, ma è stata subito ripescata.
Fra la massa, anche i soliti noti e i soliti idioti. Nella prima categoria, le autorità che fanno il primo giro di primissima mattina. Maria Elena Boschi (fischiata perché in ritardo, e nel frattempo la gente in attesa doveva aspettare che passasse lei) si attiene al verbo di Christo: «Un’opera da vivere». Nella categoria idioti sono invece da rubricare i tizi che a Bornato hanno collocato degli ostacoli sulla linea ferroviaria Brescia-Iseo, già disgraziata di suo, per protesta contro i Beretta, industriali delle armi, proprietari dell’isoletta di San Paolo dove possiedono una villa nemmeno faraonica e supporter dell’artista.
Meglio fare un giro sul lago, allora. L’effetto è curioso. La passerella ondeggia, tipo approdo del vaporetto a Venezia, e l’impressione è davvero quella di deambulare sulle onde con vista, spettacolare, sui monti sorgenti dall’acque tutto intorno. Ma forse il colpo d’occhio è ancora più bizzarro da lontano e dal basso: sembra davvero che la gente stia camminando sul lago, come tanti Cristo senza acca. Sul gran traffico umano vegliano centinaia di volontari in salopette blu, turni di sei ore, dieci euro lordi l’ora che diventano sette e mezzo netti. «Non c’è male - dice Giulia, 40 anni di Chiari, dipendente della fu Provincia di Brescia -, non mi sento sfruttata, è un lavoro interessante e poi Christo è gentilissimo e simpatico, saluta sempre». Peccato, dicono altri, per la sua abitudine di masticare di continuo aglio crudo.
Fino al 3 luglio
Il montaggio l’hanno fatto invece delle tostissime maestranze bulgare. E tutti a dare i numeri, in effetti imponenti: 220 mila cubi per le passerelle, 200 ancore, 37 mila metri di corda, 70 mila metri quadrati di feltro, 100 mila metri quadrati di tessuto speciale giallo cangiante per coprire 5 chilometri e mezzo di percorso, tre sul lago e il resto sulla terra. I volontari regalano a tutti quadratini di stoffa, talismano o ricordo, chissà. L’opera resterà aperta sedici giorni, fino al 3 luglio e 24 ore su 24, a meno che non arrivi la temutissima «sarneghera», una specie di bora lacustre.
Gli indigeni sono divisi. Qualche residente brontola sulla tranquillità perduta, ma ad albergatori, ristoratori, negozianti è già apparso nelle pupille il simbolo del dollaro: «Qui tanta gente non si era mai vista», dicono tutti. Stecca solo Trenord. Le ferrovie lombarde mandano comunicati trionfalistici per annunciare che visto l’afflusso di gente ci saranno valanghe di treni in più, e poi quando la gente affluisce davvero i treni sono subito imbottigliati. Il mio, a sabotaggio finito da ore, aveva 65 minuti di ritardo su una corsa che dovrebbe durarne 44. L’azienda risponde di aver trasportato 25 mila persone e mobilitato rinforzi, ma la figuraccia resta. A parte questo, però, l’organizzazione regge. Il giallo più appassionante dell’estate, per una volta, è quello dell’arte.