giovedì 16 giugno 2016

La Stampa 16.6.16
L’assegno argentino che fa infuriare Francesco
Respinta una donazione del governo: il Papa teme strumentalizzazioni
di Andrea Tornielli

Una donazione del governo argentino da oltre un milione di euro rispedita al mittente, una fondazione di diritto pontificio, e come tocco finale, un 666, il numero della Bestia satanica. Sono gli ingredienti di quello che a prima vista potrebbe apparire come un giallo diplomatico internazionale ma che ha in realtà una spiegazione molto più semplice: la volontà di Papa Francesco di non farsi strumentalizzare.
Questi i fatti: con il decreto 711/16 pubblicato il 30 maggio scorso il governo del nuovo presidente argentino Mauricio Macri erogava 16 milioni e 666 mila pesos a «Scholas Ocurrentes», Fondazione internazionale di diritto pontificio, approvata da Papa Francesco un anno fa per promuovere l’integrazione sociale e la cultura dell’incontro attraverso una rete che comprende più di 430.000 scuole nei cinque continenti. All’indomani del VI congresso mondiale di Scholas, tenutosi in Vaticano il pomeriggio di domenica 29 maggio alla presenza di ospiti hollywoodiani come Richard Gere, Salma Hayek y George Clooney, il governo argentino stanziava la generosa somma, pari a poco più di un milione di euro, in favore della fondazione. Ma quel denaro era destinato a rimanere nelle casse dello Stato. Con una lettera datata 9 giugno i direttori mondiali di Scholas Ocurrentes José María del Corral e Enrique Palmeyro dichiaravano infatti di voler rinunciare alla donazione, perché «c’è chi cerca di minare questo gesto istituzionale al fine di creare confusione e divisione tra gli argentini».
Che cosa è accaduto nei dieci giorni trascorsi tra l’annuncio dello stanziamento e la rinuncia? C’è stato un intervento del Papa, che ha chiesto per iscritto ai due responsabili di rifiutare. «Il governo argentino deve rispondere a tante necessità del popolo, non avete diritto di chiedergli un centesimo», sono le parole che vengono attribuite a Francesco, che avrebbe aggiunto: «Dio sempre provvede attraverso la divina Provvidenza». Il Papa avrebbe anche specificato, con un post scriptum, di non aver gradito quel «666», il numero diabolico per eccellenza. Va detto, a questo proposito, che il governo argentino non ha avuto responsabilità nello stabilire quella cifra, che era invece una precisa richiesta di Scholas Ocurrentes, corrispondente alle spese necessarie per ristrutturare la sede centrale della fondazione in Argentina e per l’assunzione di 36 impiegati.
Ma i motivi del rifiuto papale non sono stati certo la numerologia e le simbologie sataniche. All’origine della decisione di restituire lo stanziamento ci sarebbero altre ragioni. Innanzitutto, la donazione era stata presentata da alcuni giornali come un gesto distensivo del nuovo esecutivo nei confronti del Papa, interpretazione non smentita dal governo. E aveva però provocato anche aspri commenti contro Bergoglio. Bisogna infatti comprendere che spesso negli ambienti politici argentini la tonaca del loro connazionale diventato Pontefice è tirata da una parte e dall’altra, in polemiche e strumentalizzazioni. Anche per questo ha preferito rinunciare al denaro.
Ma la clamorosa decisione è anche, e forse principalmente, un segnale alla dirigenza della fondazione, alla sua gestione e all’uso delle risorse che ottiene.
Il governo argentino che aveva risposto a una richiesta precisa della fondazione, ha incassato il colpo, prendendo atto della restituzione e ribadendo l’impegno a sostenere Scholas nel compito di promuovere i valori della pace, l’inclusione e l’incontro tra i giovani. I due direttori della fondazione Palmeyro e del Corral hanno comunicato al governo che sosterranno le spese preventivate grazie a mutui e donazioni private.