giovedì 16 giugno 2016

La Stampa 16.6.16
Bufera sulla frase di D’Alema
 Pd diviso, i renziani attaccano
Il presidente del Consiglio: ha smentito, non sono interessato a commentare
di Francesca Schianchi

La bomba viene sganciata dalla prima pagina di «Repubblica» di ieri. Un pezzo per descrivere l’ex premier Massimo D’Alema, bersaglio principe di Renzi nella fase della rottamazione, pronto a aderire ai comitati del No al referendum di ottobre, e disposto a votare anche «Lucifero» pur di cacciare Renzi, o più pragmaticamente la candidata del M5S Virginia Raggi alle comunali di Roma. Appena il tempo che la vicesegretaria Serracchiani derubrichi la cosa a «questioni personali» e il presidente del partito, Matteo Orfini, già stretto collaboratore di D’Alema, scriva in un Tweet «spero smentisca al più presto», che arriva la smentita della portavoce dell’ex segretario dei Ds, per le dieci del mattino («frasi mai pronunciate» in cui «l’autore non precisa né dove, né quando né con chi sarebbero state dette»), con tanto di velenosa allusione a presunti «mandanti», si immagina filo-governativi, del giornale. Che, prontamente, conferma invece tutto quanto, respingendo sdegnato la «grottesca» ipotesi di mandanti esterni.
Ci prova lo stesso Orfini, a quel punto, a mettere un punto alla vicenda («polemica chiusa», scrive), ma ormai il caso è scoppiato, e non sarà la nota dalemiana a chiuderlo. Perché l’episodio riporta alla luce tensioni e diffidenze reciproche tra minoranza e maggioranza del partito. Con i renziani che considerano la notizia verosimile, ma per lo più tacciono per cercare di sopire le polemiche alla vigilia dei ballottaggi – con qualche eccezione: «Berlusconi sostiene Marchini, D’Alema la Raggi, ora sai chi è il nuovo: vota Giachetti», twitta il senatore renzianissimo Cociancich - e la minoranza che invece definisce la polemica «misera» (Cuperlo) e sospetta una qualche «manina» all’opera nella diffusione di notizie per incolpare poi loro di un’eventuale sconfitta: «Informazioni fatte filtrare ad arte per vedere se si riesce a scaricare le responsabilità» sulla minoranza, dice chiaramente il bersaniano Davide Zoggia. 
Renzi in persona, in conferenza stampa, scansa la polemica: «D’Alema ha smentito queste dichiarazioni e comunque non sono interessato a commentare le dichiarazioni altrui». Un tentativo di chiudere, per ora, la questione. Che invece monopolizza la giornata politica: è l’ex ministro Gaetano Quagliariello, in serata, a lamentare le dodici telefonate ricevute da cronisti per avere informazioni, essendo stato lui presente alla riunione in cui D’Alema ha fatto «qualche amena battuta sulla situazione politica» con qualche «iperbole e scherzose invettive», scrive. Da cui le notizie che hanno terremotato la giornata politica di ieri. E che i Cinque stelle guardano da lontano senza dargli granché peso: «Se è vero quel che viene scritto, il voto di D’Alema per Raggi sarebbe un voto in più a Roma – minimizza Carlo Sibilia - Ci sembra una partita tutta interna al Pd».