La Stampa 15.6.16
Corbyn arruola i sindacati contro la Brexit
Il
segretario laburista: “A rischio la sanità pubblica”. Il quotidiano
“Sun” scende in campo al fianco degli euroscettici Dalla Corte di
Giustizia Ue assist a Cameron: legittimo limitare il welfare agli
immigrati senza diritto di soggiorno
di Alessandra Rizzo
«Chiediamo
ai nostri sostenitori di pensarci bene e votare per restare nell’Unione
Europea». Il segretario del Labour Jeremy Corbyn, accusato dentro e
fuori il suo partito di aver condotto una campagna incerta contro la
Brexit, usa per una volta un linguaggio chiaro e privo di ambiguità. Si
presenta con i vertici del partito e i sindacati a mostrare un fronte
compatto della sinistra, quando manca poco più di una settimana al
referendum e gli euroscettici sono in vantaggio. E cerca di imprimere un
senso di urgenza: «Abbiamo solo nove giorni» per convincere gli
indecisi.
Corbyn ha attaccato la Brexit dall’opposizione, senza
allinearsi agli argomenti del Premier David Cameron, con il quale si è
finora rifiutato di condividere il palco. Si è concentrato sul servizio
sanitario nazionale, bastione intoccabile e oggi un po’ ammaccato del
welfare britannico, finito inevitabilmente nel tritacarne elettorale.
Gli anti-Ue Brexit hanno promesso di investire nella sanità qualcosa
come 100 milioni di sterline a settimana (120 milioni di euro) dai fondi
recuperati con il divorzio da Bruxelles, ma Corbyn non si fida. Ha
definito Nigel Farage, capo del partito Ukip, e l’ex sindaco di Londra
Boris Johnson «lupi mascherati da pecore, che usano il servizio
sanitario nazionale per nascondere i loro reali obiettivi». E ha
aggiunto: «Un voto per uscire dall’Ue è un voto che mette in pericolo la
sanità pubblica».
L’intervento di Corbyn, euroscettico di lungo
corso da poco convertitosi alla causa, potrebbe essere tardivo. La metà
degli elettori laburisti non conosce la posizione del Labour sul
referendum del 23 giugno, e un numero superiore alle attese, negli
incontri porta a porta con rappresentanti del partito, ha annunciato di
voler votare per la Brexit a causa dell’immigrazione. È proprio su
questo tema centrale, con elettori laburisti che si sentono minacciati
da lavoratori stranieri a basso costo e abbandonati dal partito, che
molti chiedono a Corbyn una posizione più decisa.
Un alto
astensionismo tra gli elettori di sinistra potrebbe costare caro ai
fautori della permanenza. Da giorni i sondaggi sembrano indicare
un’impennata del fronte Brexit, e il «Sun», vendutissimo tabloid di
Rupert Murdoch, ha dato il suo appoggio formale, largamente atteso, agli
euroscettici. Qualche buona notizia per Cameron arriva proprio
dall’Europa. La Corte di Giustizia europea ha riconosciuto il diritto di
Londra di limitare le prestazioni sociali agli immigrati comunitari
disoccupati o senza diritto di soggiorno. Una vittoria per il premier,
che vuole eliminare il «turismo del welfare», e un riconoscimento dello
«status speciale» da lui invocato per convincere gli elettori.
E
il presidente dell’Eurogruppo ha messo in guardia contro le conseguenze
di una Brexit sull’adesione al mercato interno: «Out è Out», ha detto
Jeroen Dijsselbloem, usando la stessa formula del ministro delle Finanze
tedesco Wolfgang Schaeuble. Prospettiva comunque già minimizzata da
Johnson: «Fuori dal mercato unico non c’è la catastrofe», aveva detto
l’ex sindaco.