La Stampa 15.6.16
Spagna, nel duello tv fra i leader
è scontro fra socialisti e Podemos
di Francesco Olivo
Due
ore e mezza in tv per chiarire la situazione, eppure oggi è tutto più
complicato. Lunedì notte la Spagna si è fermata per il dibattito a
quattro, l’unico di questa strana campagna elettorale. Da un punto di
vista televisivo il successo è stato enorme 57% di share, battuta anche
la nazionale di calcio al debutto. Ma da quello politico, l’incertezza
aumenta invece di diminuire. Fra undici giorni si torna alle urne, dopo
che per sei mesi i partiti non sono riusciti a mettersi d’accordo. I
veti reciproci cadranno, si pensava, ma tutto pare immutato: i
socialisti non vogliono nemmeno parlare con il Partito Popolare; Podemos
e Ciudadanos, i due nuovi movimenti, si dichiarano mutuamente
incompatibili, mentre Rajoy, l’attuale premier per mancanza di
successore, non concepisce un Paese governato da qualcuno che non sia
lui.
Il dibattito, già di per sé, presentava una novità: la
presenza di Mariano Rajoy, che per due volte nella scorsa campagna
elettorale si era rifiutato di sfidare i tre avversari, tutti molto più
giovani e assai più disinvolti di lui in televisione, Pedro Sanchez
(Psoe), Albert Rivera (Ciudadanos) e Pablo Iglesias (Podemos). Stavolta
il vecchio Mariano non si è potuto sottrarre e tutto sommato è uscito
vivo dall’arena. Il premier è stato l’obiettivo dei tre ragazzi della
nuova politica, ma ha mostrato stile presidenziale, vacillando soltanto
quando Albert Rivera, quello teoricamente meno distante da lui, ha
colpito duro sul punto debole del premier: la corruzione che dilaga nel
suo partito.
Ma l’altro duello, durissimo, è stato quello a
sinistra, socialisti contro Podemos. Il contesto oggi è cambiato: gli ex
indignados nei sondaggi sono dati al secondo posto, davanti al Psoe. Un
fatto storico, mai gli eredi di Felipe Gonzalez sono stati superati a
sinistra, dovuto all’alleanza tra il partito di Iglesias con i
neocomunisti di Izquierda Unida. Pedro Sanchez, leader socialista, ha il
dente avvelenato con Iglesias, reo di aver votato a marzo scorso contro
un governo basato sull’accordo tra socialisti e Ciudadanos. Così,
Sanchez ora non si fida di quella mano tesa, esibita platealmente dal
professore con il codino. E in diretta tv le scintille sono state
continue.