La Stampa 15.6.16
“Se Londra uscirà dall’Europa il mondo non sarà più lo stesso”
Il Nobel Angus Deaton: a pagare il conto saranno i più poveri E l’aumento dei disoccupati farà esplodere le diseguaglianze
intervista di Sandra Riccio
Se
vincerà la Brexit il mondo non sarà più lo stesso». Lo scozzese Angus
Deaton, Premio Nobel per l’economia 2015 per i suoi studi su
diseguaglianza e povertà, in questi giorni si trova in Italia, a Iseo,
per la Summer School, il corso di studi che ogni anno riunisce oltre 70
giovani laureandi da molti Paesi del mondo per assistere alle lezioni di
diversi Premi Nobel. La possibile uscita di Londra dall’Ue lo
preoccupa.
Come cambierà il mondo con la Brexit?
«Negli
ultimi 40 anni il mondo è diventato più uguale. Le diseguaglianze si
sono ridotte e una grande fetta delle classi più povere è ascesa a
classe media. Questa evoluzione però non è dovuta alle decisioni della
politica ma è un effetto della crescita economica e della
globalizzazione. Ora lo sviluppo economico sta via via perdendo
velocità. Allo stesso tempo stanno aumentando le diseguaglianze
all’interno dei singoli Paesi. È un paradosso. E la Brexit aumenterà
maggiormente le disuguaglianze nei Paesi».
Che cosa succederà dopo il 23 giugno?
«Difficile
fare previsioni. Tanto che non ci sono piani specifici dei governi
sullo scenario di una possibile uscita inglese. E’ pensabile che
l’economia della Gran Bretagna rallenterà con un conseguente calo
dell’occupazione. A rimetterci saranno probabilmente le classi meno
agiate che soffriranno decrescita e disoccupazione».
A votare per la Brexit sono soprattutto i meno abbienti. Quali sono le loro ragioni?
«Chi
vuole l’uscita dalla Ue lo fa perché non ha visto un miglioramento
nella propria condizione economica e avverte un disagio per la
diseguaglianza. Pagheranno con il portafoglio il loro voto. La Brexit
potrebbe paradossalmente peggiorare questo quadro. Le ragioni del
rifiuto per l’Europa vanno però anche cercate nella delusione per la
politica tradizionale che non ha saputo trovare risposte giuste su temi
come la crisi economica e l’immigrazione. Non sono però soltanto le
classi meno agiate che vedono con favore un addio di Londra alla Ue. Il
malessere è in tutti gli strati della società. Domina la paure per il
futuro e i timori per le incertezze su quello che sarà il domani dei più
giovani».
Si deciderà una partita importante per l’idea che abbiamo dell’Europa. Che futuro vede per l’euro?
«Penso
avrà una chance soltanto se ci muoveremo verso gli Stati Uniti d’Europa
ma per arrivare a questa tappa occorre che i Paesi siano disposti a
rinunciare a parte della loro indipendenza. E in questa fase non sembra
sia così».
Cosa cambierà nelle politiche di Londra in caso di Brexit?
«Di
sicuro il governo britannico acquisirà più controllo sulla questione
dell’immigrazione. È un tema che spaventa molto e che chiede risposte
immediate».
Qual è il rischio più grande che corre l’Unione Europea ?
«C’è
un susseguirsi di eventi che potrebbe derivare dall’addio di Londra.
All’uscita britannica potrebbe seguire una separazione dall’Unione anche
dei Paesi del Nord, quelli scandinavi in particolare. A questo si
aggiunge la possibile elezione di Trump in America che porterebbe a un
mix pericoloso. Il rischio peggiore per l’Europa è di fare un rovinoso
salto indietro fino agli anni ’30 del Novecento, quelli che hanno
preceduto l’avvento di Hitler e la Seconda Guerra Mondiale».
Qual è la sua previsione, chi vincerà?
«L’esito
è ancora tutto aperto. Difficile capire cosa davvero uscirà dall’urna e
la confusione che vediamo nei sondaggi non aiuta. Quello che mi auguro è
che alla fine prevalga il Remain, il voto per restare».