La Stampa 14.6.16
Contro le ragazze a Cinque Stelle adesso Renzi schiera la Boschi
A Torino e Milano è scesa in campo a gamba tesa
Forse è il primo passo verso la vicesegreteria unica
di Francesca Schianchi
«Adesso
abbiamo un unico obiettivo: vincere ai ballottaggi». E’ passata una
settimana dal voto del primo turno, da quando il flusso delle agenzie
era dominato dai risultati delle amministrative, e una sola voce si
distingueva dai commenti e dalle previsioni: il ministro delle Riforme
Maria Elena Boschi. Che, ancora il 5 giugno, imperturbabile, anziché di
sindaci e ballottaggi, parlava di referendum di ottobre. Una settimana
ed è lei invece, ora, a tuffarsi a mani nude nella competizione
elettorale (tanto da inciampare in un paio di polemiche in un’intervista
sola): perché l’obiettivo è momentaneamente cambiato, e si è
avvicinato. Adesso, lo dice lei stringendo gli occhi e allargando il
sorriso, è il momento di vincere ai ballottaggi.
Per farcela, in
partite che si presentano per il Pd in qualche caso difficili (Milano e
Torino), in qualche altro disperate (Roma), scende in campo lei. Il
volto del governo, il braccio destro di cui Renzi si fida ciecamente. E
attraverso la quale spera di rispondere colpo su colpo all’assalto
grillino. E allora, lì dove a guadagnare percentuali importanti e le
prime pagine dei giornali sono le due «ragazze» M5S di Roma e Torino,
Virginia Raggi e Chiara Appendino, candidate sindaco dalla faccia pulita
e l’eloquio svelto, e persino la Lega nata dal «celodurismo» contende
Bologna al Pd con una giovane ex consigliera di opposizione, la
quarantenne Lucia Borgonzoni, ecco che il Pd riporta in primo piano la
Boschi. Torna a fare interviste sui giornali, torna a parlare non solo
di referendum. Di politica, di donne. E di amministrative, naturalmente.
«Credo avesse voglia di tornare un po’ nel dibattito politico», valuta
un deputato che la conosce bene.
Sabato ha fatto un’intervista
sulla task force del governo contro i femminicidi (ha anche la delega
alle Pari opportunità, ma finora non aveva fatto interviste sul tema),
annunciando di aver coinvolto Lucia Annibali, la ragazza fatta aggredire
con l’acido dall’ex fidanzato. Poi, una lettera scritta con la
Serracchiani dedicata a donne e politica. Infine, il colloquio su Sky in
cui fa imbufalire sia la Appendino, per una questione di fondi del
governo a Torino, che il candidato sindaco di Milano del centrodestra,
Stefano Parisi, per l’accostamento al Mein Kampf allegato al «Giornale».
Con lei, il chiarimento è pubblico, via Twitter; con lui, invece, c’è
una telefonata. Parisi la rende pubblica («mi ha chiamato per
scusarsi»), infastidendo non poco la ministra, che con quel colpo di
telefono intendeva essere cortese, non esattamente scusarsi.
«C’è
un cambio di strategia tra primo e secondo turno», analizza Alessandra
Ghisleri di Euromedia Research, «si torna a tematiche locali e anche i
componenti del governo che al primo turno erano stati fuori, ora
scendono in campo con un ruolo nuovo dove è utile». Prima fra tutti, la
Boschi. «Un ministro importante a cui viene riconosciuta la caparbietà
con cui ha condotto a termine le riforme». Anche se, aggiunge Ghisleri,
«la sua immagine è stata colpita dalla questione banche». A quantificare
quanto, è il collega di Ipr Marketing Antonio Noto: «Dal 22 per cento
di fiducia è passata al 12. Poi, negli ultimi due mesi, non è più scesa.
Né risalita. Quanto possa generare consenso la sua comunicazione è da
capire».
Determinata e studiosa, i renziani in lei credono molto.
Qualcuno è tornato a proporre di darle in mano il «lanciafiamme» con cui
il segretario ha promesso di rivoluzionare il partito subito dopo i
ballottaggi, un’ipotesi già circolata tempo fa, a cui lei però per il
momento non sembra interessata. Se ne riparlerà il 20 giugno, dopo i
ballottaggi. Ma è sul referendum che il governo si gioca tutto: «Se
perdo vado a casa», hanno detto sia lei che Renzi. Anche se domenica
scorsa, incalzata da Maria Latella che le chiedeva cosa significhi
esattamente, lei ha glissato: «Cosa farò io non è interessante, è
interessante cosa succede all’Italia». E prima ancora, cosa succede
nelle grandi città al voto.