La Stampa 14.6.16
Il ruolo delle masse e dei loro leader sul palco della democrazia recitativa
Nel saggioIl capo e la follalo storico Emilio Gentile analizza 2500 anni di politica
Napoleone fu il primo esempio moderno di governo personale e uso della propaganda
di Mario Toscano
Nel
1992, il politologo americano Francis Fukuyama reputava ormai
definitivo il successo della democrazia occidentale. Ventiquattro anni
dopo, autorevoli osservatori ritengono che questo risultato sia
tutt’altro che consolidato e definitivo. Le profonde trasformazioni
verificatesi nell’assetto dell’economia e della società,
nell’organizzazione del potere e dei sistemi politici, nelle relazioni
tra popoli e paesi sembrano indicare che la democrazia stia vivendo una
fase di crisi, caratterizzata dal distacco tra una casta privilegiata di
governanti e le masse, dall’apatia dei cittadini, dalla crescente
diseguaglianza economica, dalla crisi dello Stato nazionale, dalla forza
dei gruppi di pressione. Conseguenza di questi processi è la
personalizzazione del potere, la diffusione di una «democrazia
recitativa», nella quale rischia di diventare finzione la partecipazione
delle masse.
Le rivoluzioni del ’700
Emilio Gentile,
contemporaneista di fama internazionale, nel saggio Il capo e la folla
(Laterza) tratteggia con lucidità i passaggi storici del rapporto tra
governanti e governati e delle mutevoli accezioni della democrazia
nell’arco di 2500 anni. Larga parte dell’analisi è dedicata agli snodi
centrali della storia contemporanea. Furono le grandi rivoluzioni del
XVIII secolo a inaugurare una fase nuova: la politica «diventava, per la
prima volta nella storia, consapevole azione di capi e di folle che si
proponevano di rigenerare la società e lo Stato», nascevano nuovi
criteri di legittimazione del potere e una nuova idea di cittadinanza,
ma nascevano anche nuovi modelli di capi.
È all’avvento di
Napoleone che Gentile fa risalire le origini della democrazia recitativa
nell’era delle masse, caratterizzata dal governo personale, dalla
sottrazione del diritto di revoca dei governanti da parte dei governati e
da un uso sapiente della propaganda. L’Ottocento offrì contributi
teorici di rilievo sul tema e rappresentò un campo di sperimentazione di
nuove forme del rapporto tra i capi e le masse, con la nascita di nuove
tipologie di governo autoritario e la critica rivoluzionaria ai regimi
conservatori e alla società borghese.
Demagoghi e oligarchi
Dalla
fine del secolo, mentre il sistema parlamentare si diffondeva in
Europa, il sorgere della società di massa favoriva la comparsa di nuove
forme di partecipazione politica, ma osservatori attenti denunciavano i
rischi insiti in queste stesse trasformazioni: la permeabilità delle
folle alle suggestioni dei demagoghi, i rischi della degenerazione
oligarchica dei partiti, le ambiguità insite nell’avvento di capi
carismatici.
Tra le due guerre mondiali, la crisi profonda
attraversata dalla democrazia in Europa sembrava rivelarne la fragilità e
l’incapacità di fornire risposte adeguate alle domande delle masse,
abbacinate dall’efficienza e dalle sicurezze (apparenti) elargite dai
regimi totalitari. In questo quadro, Gentile sottolinea l’importanza di
Roosevelt nel restituire dinamismo alla democrazia, con un accrescimento
del ruolo presidenziale, con un uso accorto dei media e nuove forme di
coinvolgimento delle masse, e quella di Churchill, un «democratico
eccentrico», nella difesa della democrazia contro il totalitarismo
nazista e nella denuncia di quello sovietico. Conclude la sua disamina
analizzando la parte avuta da De Gaulle e Kennedy nelle trasformazioni
della democrazia rappresentativa nel periodo postbellico, sempre legate
al difficile equilibrio tra i poteri del leader e il ruolo della massa,
avvicinata attraverso il contatto diretto e l’uso dei media (in questo
caso della televisione).
L’irrompere delle tecniche pubblicitarie
nel mercato politico, il tramonto dei partiti, le nuove forme della
cultura di massa riducono gli spazi della partecipazione democratica e
favoriscono la personalizzazione del potere. Lo storico non fa
previsioni, ma è consapevole delle implicazioni etiche e civili della
sua attività: per Gentile la democrazia recitativa è un’«auto in folle
su una giostra», una pessima risposta ai problemi aperti dal
contraddittorio dinamismo della realtà contemporanea nella realizzazione
del «governo del popolo, dal popolo, per il popolo», secondo la
definizione che ne diede Lincoln nel 1863.