La Stampa 14.6.16
Migranti, gay e donne: ecco la mappa dell’intolleranza
di Paolo Colonnello
Tweet
che odiano le donne, gli immigrati, gli omosessuali. Ovvero lo specchio
dei fatti di cronaca che ci hanno accompagnato nell’ultimo anno e che
si ritrovano, nella sintesi di 140 caratteri, nella «Mappa
dell’Intolleranza», progetto voluto dall’associazione «Vox» sui diritti
civili e realizzato da tre università italiane (Bari, Roma, Milano),
presentato ieri pomeriggio alla Statale di Milano.
«Negri,
terroni, puttane, culattoni, ritardati...». Il lessico che viaggia in
rete si sa, è greve e contrabbandato spesso per ironia e goliardia. Ma,
come nota Silvia Brena, giornalista e animatrice di Vox, «una parola
scagliata come una pietra, avvelena le menti, distorce i pensieri». E
alla fine può tradursi in azione. In questa particolare classifica,
stilata lavorando su 66 parole sensibili in relazione a due milioni e
659 mila 879 tweet rilevati tra agosto 2015 e febbraio 2016, si parte
dall’odio per le donne (284.634 tweet), segue quello per i migranti
(38.100) e trova al terzo posto gli omosessuali (35.207) il cui picco
d’insulti si verifica ad un’apparizione di Valerio Scanu al festival di
Sanremo che stringe un microfono arcobaleno. Seguono distaccati di oltre
diecimila messaggi, gli islamici, i disabili, gli ebrei.
Non è un
caso dunque che al primo posto tra le categorie di gran lunga più
odiate (oltre 200 mila tweet di distacco rispetto agli altri), ci siano
le donne e che il picco di insulti contro di loro, uno «sciame digitale»
viene definito, si sia registrato tra agosto e settembre scorsi, quando
in Italia in appena due mesi sono state uccise ben 14 donne. «La rete è
una palestra di vigliaccheria perché garantisce l’anonimato e bisogna
stare attenti al sorgere di patologie, a deliri di onnipotenza» avverte
Vittorio Lingiardi, della Facoltà di Medicina e Psicologia della
Sapienza di Roma. Il «tweet» diventa pietra, possibilità di lapidazione.
«La Mappa dell’Intolleranza 2, dimostra ancora una volta l’esistenza
radicata nel nostro Paese di una resistenza “sociale” alla tolleranza e
all’accettazione del diverso», spiega la costituzionalista Marilisa
D’Amico. Perché i tweet? «Perché sono brevi e quindi selezionano le
parole e descrivono chi le sceglie», spiega Silvia Brena. Come dire che
quando la sintesi ci costringe a una selezione, esprimiamo il nostro
essere profondo con poche immagini. Le regioni in testa alla classifica
sono Lombardia e Lazio, seguiti dalla «rossa» Umbria. Virtuose invece le
più piccole, Basilicata, Molise, Val d’Aosta.