La Stampa 14.6.16
“Olivetti, per i morti d’amianto 6 anni e 8 mesi a De Benedetti”
Ivrea, la requisitoria dei pm al processo per omicidio colposo
di Giampiero Maggio
Quando
Laura Longo, uno dei due pm del processo per le morti e gli ammalati da
sospetta esposizione all’amianto alla Olivetti, a fianco della collega,
Francesca Traverso, formula le richieste di condanna, in aula non vola
una mosca. Dopo quasi 6 ore di requisitoria il clima è teso, sui volti
c’è stanchezza, mentre il giudice, Elena Stoppini, fulmina con lo
sguardo chiunque osi proferire parola.
15 richieste di condanne
Poi
arrivano le richieste della procura. Si aspettano quelle per i big.
Eccole: 6 anni e 8 mesi per Carlo De Benedetti, 6 anni e 4 mesi per il
fratello, Franco Debenedetti, 3 anni e 6 mesi per l’ex ministro Corrado
Passera. Alla sbarra ci sono i manager e i dirigenti che hanno guidato
l’azienda tra la fine degli Anni Sessanta e i primi Duemila. Le
richieste più pesanti sono per l’ingegnere e il fratello. Qui pesano,
anche, le posizioni di garanzia. «Se è vero che in una società di
capitali il datore di lavoro è l’intero consiglio di amministrazione, in
Olivetti c’era una situazione particolare – sottolinea Longo -: qui i
poteri, amplissimi, erano concentrati nell’amministratore delegato».
Altro affondo dell’accusa: «Gli imputati, tranne De Monte, non si sono
mai presentati a dibattimento e ciò ha dimostrato il loro disinteresse
per la vicenda». Le altre richieste: Renzo Alzati (2 anni e 2 mesi),
Giuseppe Calogero (2 anni e 6 mesi), Roberto Frattini (2 anni), Luigi
Gandi (3 anni e 8 mesi), Manlio Marini (4 anni), Anacleto Parziali (8
mesi), Luigi Pistelli (2 anni), Paolo Smirne (2 anni e 8 mesi),
Pierangelo Tarizzo ( 2 anni e 8 mesi) e Silvio Preve (2 anni), Filippo
De Monte (1 anno). Chiesta l’assoluzione dall’accusa di lesioni «perché
il fatto non sussiste» per Roberto Colaninno e Onofrio Bono, mentre la
posizione dell’ex dirigente del Servizio ecologia e ambiente, Maria
Luisa Ravera, è stata sospesa e stralciata per gravi motivi di salute.
I cardini dell’accusa
Dal
talco contaminato da tremolite e usato in moltissime lavorazioni ma
«sostituito soltanto nell’86, quando già nell’81 il Politecnico di
Torino ne aveva evidenziato la pericolosità», ai pericoli causati
dall’asbesto presente nelle strutture, fino all’assenza di protezioni
quando l’Olivetti, per l’accusa, già conosceva i rischi. E poi le
questioni più tecniche, come le posizioni di garanzia e il nesso causale
affrontato da periti e consulenti. Tutto porta, per la procura, a
richieste di condanna importanti. «Siamo sorpresi - commenta Tomaso
Pisapia, legale di Carlo De Benedetti - perché la procura non ha tenuto
conto della documentazione che abbiamo prodotto ultimamente. In
particolare quella sul talco, perché dimostra che già negli Anni
Settanta quel prodotto era privo di amianto». Per la Fiom di Torino,
invece, «le richieste sono un primo passo per rendere giustizia alle
vittime» sottolinea il segretario provinciale, Federico Bellono.
Chiesti 600 mila euro
Duro
il parere di Giulio Calosso, avvocato per il Comune di Ivrea costituito
parte civile: «Questa vicenda è un tradimento nei confronti di
un’intera comunità». Ivrea chiede una provvisionale di 600 mila euro,
mezzo milione la Città metropolitana. Le prossime tappe: udienze il
20-22-27 giugno, poi l’11 luglio per le repliche. Sentenze il 18 luglio.