lunedì 13 giugno 2016

La Stampa 13.6.16
Crescono i malumori all’interno del Pd
“Il premier non può fare tutto da solo”
Tonini e l’area Orfini: una squadra forte che lo affianchi
di Alessandro Di Matteo

Chissà se a Matteo Renzi basterà il lanciafiamme evocato la scorsa settimana per rimettere ordine nel Pd dopo i ballottaggi. Certo, un successo a Milano e Torino risolverebbe molti problemi al leader, ma nel partito c’è ormai un subbuglio, non solo tra le file della minoranza, che difficilmente si acquieterà. I bersaniani sono pronti a tornare alla carica sul tema del doppio ruolo di Renzi, premier e segretario del partito al tempo stesso, ma l’allarme lanciato da Sergio Chiamparino ieri su La Stampa racconta di un malessere molto più esteso. 
«Sottovalutare i segnali arrivati dal primo turno sarebbe sbagliato», ha detto Chiamparino, dando voce alle preoccupazioni di molti altri, come Graziano Delrio e Matteo Richetti. Renziani della prima o seconda ora che già da tempo ritengono che non basti la regia del «giglio magico» di Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Ragionamenti, peraltro, che si ascoltano anche in aree di maggioranza come quella di Matteo Orfini e Andrea Orlando e ai quali presterebbe attenzione, raccontano, lo stesso Lorenzo Guerini, convinto che sia ora di restituire un ruolo più incisivo alla segreteria del partito, che non si riunisce da quasi un anno.
Ufficialmente la minoranza rimanda a dopo i ballottaggi ogni riflessione, ma Pier Luigi Bersani da giorni parla con parecchi parlamentari della sinistra: non va la linea politica centrata sull’asse con Denis Verdini e non va il metodo che sposta tutte le decisioni nelle mani di Renzi, il partito traslocato a palazzo Chigi. Per questo, come dice un bersaniano «da tempo poniamo il problema del doppio incarico: queste comunali confermano che il Pd, così, non funziona. E ora vediamo che anche renziani come Chiamparino cominciano a farsi sentire...».
In realtà, i renziani, nelle loro varie articolazioni, non intendono affatto mettere in discussione il doppio incarico del leader, ma chiedono una gestione più collegiale del Pd. Uno dei «giovani turchi», l’area di Orfini, spiega: «Serve una strategia per il Pd. Non si tratta di scindere i ruoli di premier e segretario, sarebbe un errore. Ma serve una squadra forte e riconoscibile che affianchi Renzi». 
Concetti simili a quelli di Giorgio Tonini, membro della segreteria: «Dico no all’idea di rivedere il doppio ruolo di Renzi. In tutta Europa leader di partito e capo di governo coincidono. Certo, non c’è dubbio che serva una segreteria più operativa e più autorevole, lo dico io che ne faccio parte. Oggi il Pd non ha un organo di governo vero e proprio, bisogna che stavolta Renzi se ne occupi davvero». Più volte, raccontano, Guerini ha replicato alle proteste di Bersani spiegando che Renzi non sarebbe mai tornato ai “caminetti”, ovvero alle riunioni dei maggiorenti del partito. Ma adesso la richiesta di una gestione più collegiale arriva anche da pezzi della maggioranza.