La Stampa 13.6.16
Nuovo Senato
Se i conti sui risparmi non tornano
di Carlo Bertini
C’era
da aspettarselo, ma forse non così in anticipo sui tempi. Mentre tre
deputati di Sinistra Italiana lanciano una proposta di legge per rendere
pignorabili diarie e indennità dei parlamentari abrogando una norma del
1965, mettendosi così in sintonia con l’umore dei tempi, a quattro mesi
dal referendum ecco già scodellata con tanto di numeri e dettagli una
polemica sul vero risparmio per i costi della politica del nuovo Senato
che uscirà dalla riforma. A testimoniare il tentativo di arginare
l’argomento principe del governo che tanta presa può avere sul fronte
dell’antipolitica. Il primo tempo l’altro giorno in aula, quando
Sinistra Italiana ha chiesto conto e ragione al governo del miliardo di
risparmi sbandierato a titolo previsionale. Questione poi ripresa da un
senatore solitamente molto occhiuto nei riguardi del governo, come il
forzista Lucio Malan. Che fa le pulci ai conti della Boschi, che nel
question time alla Camera citava appunto un minor costo di quasi mezzo
miliardo di euro grazie alla sua riforma, dopo il taglio di un terzo dei
parlamentari eletti e pagati dallo stato. Ecco le minute fornite invece
da Malan sul suo sito web, voce per voce. La ministra citava una
riduzione del 33 per cento del costo delle indennità con un risparmio di
circa 80 milioni. Ebbene, in realtà calcolando le tasse non riscosse,
il risparmio sarebbe dimezzato, sostiene Malan.
«Questo perché la
sostituzione dei 315 senatori elettivi con i 100 regionali comporterebbe
un risparmio netto di circa 26 milioni al netto dell’Irpef che oggi
pagano sui loro emolumenti. E altri 20 milioni verrebbero dalla
riduzione dei rimborsi al netto delle imposte minime che gravano sulle
spese che li originano». E poi, scrive Malan, ai 100 senatori
“regionali” occorrerebbe in ogni caso pagare la diaria. Senza dire che
“una parte dei rimborsi è spesa per collaboratori dei senatori, dove
l’incidenza dei contributi e delle imposte è molto alta”, il che
comporterebbe un mancato gettito per lo Stato.
Dunque dagli 80
milioni vantati dal ministro si passa a 46, sostiene il senatore
azzurro. Che contesta pure il risparmio citato dalla Boschi di 70
milioni sui rimborsi ai Gruppi e alle commissioni, «poiché queste voci
pesano oggi per 26 milioni sul bilancio del Senato. Si può
ottimisticamente pensare a un risparmio del 50% dell’attuale spesa, cioè
13 milioni».