La Stampa 13.6.16
Conoscere l’identità del nemico
di Maurizio Molinari
Il
più sanguinoso atto di terrorismo compiuto contro gli Stati Uniti dagli
attacchi dell’11 settembre 2001 è stato realizzato da un
afghano-americano di 29 anni che ha chiamato il numero delle emergenze
affermando di appartenere allo Stato Islamico del Califfo Abu Bakr
al-Baghdadi, che lo ha poi definito un «nostro guerriero». Quanto
avvenuto nel Pulse Nightclub di Orlando, Florida, riassume i tre
elementi-chiave dell’identità del nemico da cui le democrazie devono
difendersi. Primo: Omar Seddique Mateen ha scelto come obiettivo
omosessuali, lesbiche e transgender in quanto considerati «impuri» ed
«appestati» da un’ideologia totalitaria che identifica nei diritti gay
l’estrema degenerazione delle democrazie occidentali, evidenziando come
l’obiettivo strategico dei jihadisti è distruggere la modernità.
Secondo: il killer che ha ucciso a sangue freddo almeno 50 esseri umani
era nato a New York da genitori afghani ed è stato contagiato dal verbo
jihadista da messaggi, digitali e non, che Isis diffonde come un virus
per reclutare ovunque, trasformando gli esseri umani in kamikaze. Terzo:
ciò che nutre tale virus è l’identificazione con la violenza, la
passione per la morte e la vocazione al martirio islamico. Riconoscere
l’identità di un simile nemico è il primo passo da compiere per poterlo
battere.