La Stampa 12.6.16
A rafforzare una democrazia sono le identità degli altri
risponde Maurizio Molinari
Caro
Direttore, cosa significa quanto lei ha detto nella moschea di Roma in
merito al fatto che «il Ramadan appartiene a tutti?». Non le pare di
aver esagerato? Siamo già pronti alla sottomissione? Il dialogo va bene
ma solo su certe cose, come la condizione delle donne e la libertà
religiosa, forse tollerata ma di fatto non ammessa dall’Islam. Lei sa
benissimo che non ci sarà mai possibilità di intesa con loro perché sono
indietro di 1300 anni su questo e sempre lo saranno. Ossequi
Dino Angelotti
Caro
Angelotti, la visita alla Grande Moschea di Roma in occasione del mese
di Ramadan - il più sacro per i musulmani - è stata un’opportunità per
sottolineare come in una democrazia matura le diversità culturali
appartengano a tutti gli abitanti, nessuno escluso. Uno dei pilastri
della democrazia americana è quanto avviene durante il mese di dicembre
quando, in ogni centro urbano grande e piccolo, festeggiamenti e
celebrazioni di Chanukkà, Natale, Capodanno e Kwanzaa si alternano e
sovrappongono con la partecipazione non solo delle comunità direttamente
interessate - ebrei, cristiani, afroamericani - ma di tutti coloro che
se ne sentono parte.
Essere protagonisti di identità altrui
arricchisce una società, la rende più vibrante e consente di aprire
nuovi orizzonti alle giovani generazioni. Ciò non significa annacquare o
rinunciare alle proprie radici. Anzi, è vero l’esatto contrario.
Nel
momento in cui ogni gruppo religioso celebra le proprie feste nella
maniera più rigorosa consente agli altri di conoscerle meglio, di
comprendere di più identità altrimenti lontane.
È indubbio che in
troppi Paesi musulmani tale integrazione è ancora del tutto assente ma
poiché siamo europei, viviamo in Occidente e abbiamo la cittadinanza in
nazioni democratiche, sta a noi dimostrare che anche i musulmani hanno
posto in tale mosaico. È un processo che ha bisogno di nascere dal
basso, dalla strada, con gesti semplici, quotidiani e anche
rivoluzionari di singoli cittadini. Scommettendo sulla possibilità che
se cristiani ed ebrei sentiranno proprio il Ramadan anche i musulmani
faranno un giorno lo stesso con Natale e Chanukkà. Tanto più forti sono
le nostre radici, tanto più aperti alle identità del prossimo possiamo
essere. Per rendere il nostro Paese, e l’Europa, un luogo migliore.