sabato 11 giugno 2016

La Stampa 11.6.16
Aiuti all’Africa. l’Europa frena
di Emanuele Bonini

Niente assegni in bianco. Il consiglio Affari interni di Lussemburgo ha espresso le riserve degli Stati membri dell’Ue sul piano della Commissione europea per la gestione di lungo periodo del fenomeno migratorio attraverso una maggiore cooperazione con l’Africa per rimpatri e riduzione delle partenze. Prima di finanziarlo si vuole capire cosa si chiederà di sostenere. «Non tutti i Paesi sono entusiasti quando si chiede loro di spendere di più, ma se le azioni sono buone allora può esserlo anche l’investimento», ha sintetizzato Klaas Dijkhoff, ministro della Giustizia dei Paesi Bassi e presidente di turno del collegio ministeriale. Vuol dire che si contribuirà solo se ne varrà veramente la pena.
Il 7 giugno l’Alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini e il commissario responsabile per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, hanno chiesto agli Stati di aumentare di 500 milioni il contributo nazionale al fondo fiduciario per l’Africa (dove mancano ancora 1,7 miliardi sugli 1,8 miliardi già promessi dai governi). Dijkhoff ha chiarito che per ora non se ne parla. «L’attenzione è al piano, non al finanziamento».
Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, si è detto ottimista. «É stato chiarito che si troveranno le risorse» per quello che a suo giudizio è un piano che non può che funzionare. «É la proposta più organica e seria che si potesse fare: se non si realizza è per mancanza di volontà».
Lo scarso impegno degli Stati allarma la Commissione europea. Avramopoulos è tornato a criticare i ritardi nella redistribuzione dei migranti arrivati in Italia e Grecia. Non bene, se si considera che da luglio la presidenza del Consiglio Ue sarà assunta dalla Slovacchia, contraria all’agenda per l’immigrazione di Bruxelles, e che Avramopoulos vede «ancora molto lavoro da fare visto che un’altra estate si apre davanti a noi». Attraverso il Mediterraneo centrale continuano ad arrivare migranti, tutti africani. Non ci sono né albanesi né siriani. Diventa quindi cruciale sostenere la strategia per l’Africa, che si scontra però con i nuovi dubbi dell’Europa.