Il Sole Domenica 5.6.16
La nuova alleanza tra scienza e fede
di Armando Massarenti
Un’altra
ricerca, questa volta pubblicata dalla prestigiosa rivista medica JAMA,
conferma che le persone (in questo caso lo studio riguardava solo
donne) che partecipano a funzioni religiose più di una volta alla
settimana hanno un rischio ridotto del 33% di morte per malattie
cardiovascolari e cancro. L’effetto è mediato dalle ricadute positive
della religiosità sui sintomi depressivi, sul fumo di sigaretta e in
generale gli stili di vita insalubri, sull’aiuto sociale e
sull’ottimismo. È la prova che prima della medicina scientifica la
religione era davvero un sollievo per la sofferenza e una forma di
prevenzione. Chi crede è quindi oggi doppiamente fortunato, perché può
aggiungere agli effetti dei farmaci disponibili per tutti grazie a un
impresa collettiva come la scienza, i benefici di una spiritualità
privata. Quale migliore alleanza tra scienza e fede? A rovinare un po’
l’idillio c’è solo un altro dato ricorrente: se un malato scopre che
altri stanno pregando per lui, le sue chance di guarire, anziché
aumentare, diminuiscono. Meglio dunque che ognuno preghi per sé? È un
piccolo dilemma che proponiamo ai nostri lettori. La risposta, come per
molti altri dilemmi, va lasciata alla responsabilità di ognuno.