lunedì 6 giugno 2016

Il Sole Domenica 5.6.16
Tra Stati Uniti e Vaticano
L’avanzata cattolica negli Usa
di Massimo Teodori

Gli Stati Uniti e la Chiesa cattolica, anche in veste di entità terrena, sono tra i maggiori protagonisti del nostro tempo. Con la Seconda guerra mondiale l’America è divenuta una superpotenza presente nel mondo intero e la Chiesa cattolica si è trasformata negli ultimi tempi in una forza non solo spirituale anche nei continenti extraeuropei.
Per due secoli i rapporti tra il cattolicesimo e gli Stati Uniti sono stati spesso burrascosi per l’originale imprinting protestante dell’America del Nord e per la netta divisione tra Stato e chiese sancita dal Primo Emendamento del Bill of Right: «Il Congresso non potrà porre in essere leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione o per proibirne il libero culto». Anche Alexis de Tocqueville notava nella prima metà dell’Ottocento che in quella nazione profondamente religiosa i preti rispettavano le leggi laiche e democratiche e non si immischiavano nella politica. Nel 1867, dopo la Guerra civile, furono interrotti i rapporti tra Stati Uniti e Vaticano: aveva avuto la meglio l’incompatibilità tra le diverse versioni del «destino manifesto» perseguite dalla giovane federazione liberale e dall’antica confessione religiosa.
Nel corso del Novecento, tuttavia, è maturata un’altra storia. Le masse degli immigrati cattolici europei – irlandesi, italiani, polacchi, tedeschi – sono entrate nella vita sociale e politica fino a divenire negli anni Trenta una sezione rilevante della coalizione Democratica di Franklin D. Roosevelt. L’influenza politica dei cattolici si è ancor più accresciuta negli ultimi decenni con l’immigrazione di massa dei latinos cattolici che oggi rappresentano quasi un quinto della popolazione, una percentuale decisiva per l’elezione del presidente che succederà ad Obama.
D’altronde con la Guerra fredda e il confronto tra Mondo libero guidato dagli Usa e il totalitarismo comunista dell’Urss, la Chiesa cattolica aveva giocato un ruolo internazionale senza precedenti. Nonostante la riluttanza di Pio XII a cooperare con la grande nazione protestante, nel XX secolo l’alleanza tra americani e cattolici ha contribuito alla caduta dell’Unione sovietica. Roosevelt aveva inviato un rappresentante in Vaticano durante la guerra mondiale; nel 1960 veniva eletto il primo (ed unico) presidente cattolico, John F. Kennedy di ascendenza irlandese, e una ventina di anni più tardi Ronald Reagan ristabiliva i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e lo Stato della città del Vaticano.
Oggi il rapporto conflittuale degli americani, diffidenti verso il “papismo” sospettato di alimentare una “doppia fedeltà” incompatibile con i loro principi costituzionali, è del tutto cambiato. Gli ottanta milioni di cattolici sono di gran lunga la confessione unitaria più numerosa degli Stati Uniti; e la rete sociale cattolica comprendente molte migliaia di scuole, ospedali e università con 3,5 milioni di studenti, è seconda solo alle strutture pubbliche del welfare federale.
Ormai sulla scena politica i cattolici americani dominano in molti campi con una sovrarappresentazione rispetto all’insieme della popolazione: sono un terzo dei membri del Congresso, hanno eletto 19 governatori su 50, presidiano molte delle altissime cariche dell’Amministrazione Obama, e nella Corte suprema costituivano la maggioranza di 6 giudici su 9 fino alla scomparsa di Antonin Scalia. All’inizio della corsa del 2016 i candidati cattolici che aspiravano alla nomina presidenziale erano maggioritari in entrambi i partiti.
Da ultimo il carisma di papa Francesco ha rafforzato ancor più il peso del mondo cattolico americano che si espande quantitativamente grazie al trend demografico degli ispanici per cui è in via di superamento il grave scandalo dei preti pedofili. E alla ricchezza della Chiesa di Roma contribuiscono in misura notevole le finanze private americane, in specie i finanziamenti all’Ior versati dai potenti Knights of Columbus.
Di tutto ciò si parla con precisione ed acutezza nel saggio di Manlio Graziano In Rome we trust che conclude la riflessione con un eloquente concetto: «La cattolicizzazione degli Stati Uniti» procede di pari passo con «l’americanizzazione della Chiesa cattolica».
Manlio Graziano, In Rome we trust. L’ascesa dei cattolici nella vita politica degli Stati Uniti , il Mulino, Bologna, pagg.244, € 22