Il Sole Domenica 12.6.16
Storia della Repubblica / 1
Il libro di Guido Crainz
Parabola di una democrazia declinante
di Sabino Cassese
È
nelle fasi di passaggio che ci si interroga sul lungo periodo. Ora che
la storia della Repubblica sembra giunta a una svolta, ci poniamo
domande quali: la nascita della Repubblica rappresentò davvero una
cesura rispetto all’Italia liberale e monarchica e al fascismo? La
storia della Repubblica è storia unitaria? Quanto è diversa l’Italia di
oggi rispetto a quella di ieri?
Dopo almeno quattro diversi
affreschi parziali, Guido Crainz si cimenta nel tentativo di fornire una
storia unitaria del settantennio repubblicano. Comincia con un capitolo
– il migliore del libro - dedicato a un «intenso e tormentato
dopoguerra», che inizia con il disfacimento dello Stato fascista, il
crollo dell’autorità statale e la società in ginocchio, e continua con
le grandi speranze («credevamo che le stelle fossero a portata di
mano»), di cui sono prova le cifre: 2 milioni e 250mila iscritti al Pci,
1 milione e 200mila alla Dc, 500mila al Psi, 4 milioni e 200mila
iscritti alla Cgil. Continua con il «miracolo non governato» degli anni
60, il primo centro sinistra del 1962, le delusioni e lo «sviluppo senza
guida». Qui l’autore segnala una mutazione genetica, di cui sono indici
il calo degli iscritti sindacali (a 1 milione 600mila), quello degli
iscritti al Pci (a 1 milione e 500mila), e successivamente anche quello
dell’Azione Cattolica, che passa dai 3 milioni e 500mila del 1962 a 1
milione 600mila del 1970, nonché le migrazioni interne (tra il 1955 e il
1970, 25 milioni da un Comune all’altro e 10 milioni tra una regione e
l’altra).
Gli anni 70 sono lo “spartiacque”, la «fase decisiva
della storia della Repubblica», il «cambio d’epoca», con la strategia
della tensione, il compromesso storico, l’inflazione, il ribellismo, il
riconoscimento dei diritti, mentre il decennio seguente porta una
«grande mutazione» nel senso del riflusso, della dilatazione del ceto
medio, del disincanto, della fine delle ideologie, della frantumazione
della classe operaia. Il quarto di secolo che comincia dal 1990
rappresenta la continuazione del decennio precedente, con il «lungo
regno» di Berlusconi, capace di vincere le elezioni, ma non di governare
e il calo della partecipazione al voto al 64 per cento. Gli ultimi anni
sono una corsa verso l’abisso e il libro da storia diventa “pamphlet”.
Questo
di Crainz è più libri in uno. L’autore fa ricorso (limitato) ad archivi
(privati, della Presidenza del consiglio, del ministero dell’Interno). È
attento ai dati sulla partecipazione politica (iscritti ai partiti e
votanti, passati questi ultimi dal 90 per cento all’87,2 del 1992 e al
63,6 del 2010) e sull’andamento del debito pubblico (dal 60 per cento
del Pil nel 1980 al 125 per cento nel 1990). Ma, per il resto, presta
poca attenzione allo Stato e alle istituzioni, al servizio sanitario,
alla scuola, attratto com’è, principalmente, dalla politica, dai
movimenti, dagli umori dell’opinione pubblica, dai dati di costume, dai
fatti di cronaca, dall’attenzione per il cinema e la cultura diffusa, le
canzoni.
Le fonti principali sono i quotidiani, con
frequentissime citazioni tratte da articoli di Bocca, Pansa, Pirani,
Galli della Loggia, Scalfari. Rivelatori di questo andamento cronistico
sono la coniugazione dei verbi al presente, le rapide testimonianze, gli
affreschi evocativi, la terminologia enfatizzante (bufera, crollo,
deriva), il mosaico dei giudizi già espressi di volta in volta, nei
giorni stessi in cui gli eventi accadevano, da commentatori.
Il
tono della narrazione è radicaleggiante, con un autore, storico e
osservatore partecipante, che fa parlare spesso i protagonisti, ma li
sceglie per lo più nell’area della sinistra; dà continuamente il senso
dell’incompiuto, del provvisorio, dell’insoddisfazione che ne consegue;
descrive una democrazia declinante.
Non è questo il libro che ci
aiuti a capire il settantennio trascorso, il libro che, guardando con il
distacco dello storico l’arco dei decenni, lasci da parte percezioni
immediate, interpretazioni quotidiane, e faccia emergere le tendenze di
fondo, ne spieghi le cause e circostanze, illustri i problemi e le
alternative, vada alla ricerca delle correnti sotterranee del
settantennio. Ma è tuttavia un libro utile per percorrere la storia
della società italiana nell’età repubblicana con gli occhi di chi l’ha
vissuta, per ricostruire la cronaca di impre ssioni e percezioni dei
contemporanei, per capire che cosa è stata la sinistra di questi decenni
e come ha visto il mondo.
Guido Crainz, Storia della Repubblica. L’Italia dalla Liberazione ad oggi , Donzelli, Roma, pagg. 400, € 18,99