Il Sole 3.6.16
I tedeschi sono il primo partner commerciale turco .
Tra interessi e realpolitik
di Vittorio Da Rold
Nonostante
il richiamo temporaneo dell’ambasciatore turco in Germania per
consultazioni dopo il riconoscimento da parte del Bundestag del
genocidio armeno ad opera dei turchi nel 1915, lo speciale legame che
lega Berlino ad Ankara non si spezzerà.
Sono troppi gli interessi
comuni tra i due paesi per arrivare a una crisi di più ampia portata.
Ankara non può inimicarsi Berlino, primo partner commerciale con 22
miliardi di euro di interscambio, e principale protagonista dell’accordo
sui migranti che porterà 6 miliardi di euro nelle casse turche e
l’abolizione del visto Ue per i cittadini turchi se la Turchia
rispetterà le condizioni poste da Bruxelles. Condizioni che prevedono la
modifica della legge anti-terrorismo turca con cui Erdogan spera di far
perdere il posto in Parlamento a molti deputati del partito filocurdo
Hdp accusandoli di collusioni con il Pkk, gruppo separatista curdo
inserito nella lista dei terroristi da Ue, Usa e Turchia. Una mossa che
segue l’abolizione dell’immunità parlamentare, un’altra pericolosa
decisione che potrebbe minare il già fragile equilibrio tra poteri nel
Paese in favore dell’esecutivo .
Anche la cancelliera tedesca
Angela Merkel, unico rappresentante europeo presente al recente vertice
di Istanbul sui migranti, ha un patto di ferro con il presidente Erdogan
che gli garantisce la chiusura della via balcanica dopo aver assorbito
1,1 milioni di migranti nel 2015.
Il direttore della Direzione
della Commissione Ue per l’Allargamento e le politiche di vicinato,
Christian Danielsson, si è recato ad Ankara in questi giorni proprio per
discutere le modifiche alla legge anti-terrorismo così da trovare un
accordo. Nei giorni scorsi il premier turco Binali Yildirim aveva
definito «ridicola» la discussione della risoluzione al Bundestag, per
poi riferire i tragici fatti del 1915 a «dinamiche normali in tempo di
guerra, avvenuti in qualsiasi territorio che abbia combattuto la 1°
guerra mondiale».
Dietro le cautele di Ankara, che ha seguito lo
stesso copione con Austria, Vaticano e Brasile quando si sono
pronunciati a favore dell’esistenza di un genocidio armeno da parte
dell’impero ottomano allora alleato con gli imperi centrali, tedesco e
austro-ungarico, c’è anche il timore di richieste di risarcimenti da
parte degli eredi degli armeni scampati alle persecuzioni, tra cui il
più famoso è il cantante Charles Aznavour, una volta che Ankara dovesse
ammettere la responsabilità della tragedia. Ma i conti con il passato,
prima o poi, bisogna pur farli.