giovedì 2 giugno 2016

Il Sole 2.6.16
Varsavia tira dritto e rischia l’isolamento
Il governo nazionalista. Da modello di integrazione europea a «laboratorio» di politiche restauratrici
di Luca Veronese

«Una nuova fase si apre davanti a noi. Siamo pronti ad abbracciare quelli che vorranno cambiare la Polonia con noi». Jaroslaw Kaczynski, salutava con queste parole, tutto sommato concilianti, la folla dei suoi sostenitori dopo la schiacciante vittoria elettorale, lo scorso ottobre. Nei giorni della campagna, il leader della destra nazionalista ed euroscettica era stato più chiaro, e certo meno accomodante. «Il nostro Paese - aveva ripetuto - ha urgente bisogno di una svolta, dobbiamo cancellare il disastro che hanno fatto i governi liberali in questi anni».
L’attacco alla Corte Costituzionale è il primo di una lunga serie di interventi che gli ultra-conservatori di Diritto e Giustizia hanno programmato da tempo. È la rivincita di Kaczynski, il ritorno al passato di un Paese e di un’economia che dopo aver riconquistato la democrazia avevano fatto da riferimento per tutta l’Europa dell’Est. L’imbarazzo, per un governo che calpesta lo Stato di diritto, legge dopo legge, è quindi dell’Europa. Non certo di Kaczynski e della nuova-vecchia Polonia che lo ha riportato al potere per acclamazione. Mentre per i liberali e i progressisti restano solo indignazione e rabbia.
Diritto e giustizia in Parlamento ha la maggioranza assoluta. Il premier Beata Szydlo e il presidente della Repubblica Andrzej Duda, sono due invenzioni di Kaczynski che pur avendo rinunciato a incarichi nelle istituzioni, tiene in mano il Paese. I media pubblici sono stati messi sotto controllo, la Corte che difende la Costituzione è stata quasi bloccata. E mentre se la prende con «le ingerenze dell’Unione europea» e rilancia l’obiettivo di «una nazione unita, patriottica e cristiana», il leader polacco ha già pronte le prossime mosse.
Ha stravinto le elezioni puntando sulla tradizione cattolica più integralista, sul valore della patria, della nazione. Ha alimentato il sentimento antieuropeo e antitedesco oltre che l’ostilità verso la Russia. E ora intende mantenere le promesse fatte: lo scontro con Bruxelles sui migranti è già in atto, la totale avversione all’aborto dovrebbe trovare presto una forma di legge repressiva. Perfino la politica economica, nonostante gli indiscutibili successi degli ultimi anni, potrebbe essere rivista.
«Il dialogo con Varsavia continua», ha assicurato ieri il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans. A Bruxelles non si sono spinti mai così avanti contestando a un governo la violazione dello Stato di diritto. Difficile che si arrivi a quelle sanzioni, introdotte e minacciate due anni fa per contrastare la deriva dell’Ungheria di Viktor Orban, non a caso un modello spesso citato da Kaczynski. Ma che Polonia è quella che si prepara, a luglio, ad accogliere la visita di papa Francesco per poi ospitare il vertice Nato?