giovedì 2 giugno 2016

Il Sole 2.6.16
Polonia, avvertimento dell’Europa
Bruxelles. Nuovo passo formale della procedura avviata nei confronti di Varsavia sul rispetto dello stato di diritto
Lettera della Commissione: le nuove leggi minano l’indipendenza della Corte costituzionale
di Beda Romano

Bruxelles. In un contesto avvelenato da tensioni nazionali, la Commissione europea ha annunciato l’invio al governo polacco di una opinione sullo stato di diritto in Polonia. La decisione, presa dal collegio dei commissari riuniti qui a Bruxelles, giunge dopo mesi di discussioni tra Varsavia e Bruxelles, scatenate da controverse modifiche al funzionamento della Corte costituzionale volute dall’esecutivo guidato dalla premier Beata Szydlo. Dalla Polonia, l’attesa opinione è stata definita «di parte».
«Abbiamo deciso di mandare una analisi legale sulla specifica situazione in cui si trova la Corte costituzionale in Polonia – ha detto in una breve conferenza stampa il vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans –. Finora le mie discussioni in Polonia si sono dimostrate costruttive, ma non hanno portato a soluzioni. La nostra opinione è uno strumento per meglio concentrare il nostro futuro dialogo(...) Non voglio anticipare eventuali ulteriori passi».
Da tempo, Bruxelles sta puntando il dito contro una serie di controverse decisioni prese dal governo Szydlo, arrivato al potere alla fine dell’anno scorso. Tre le preoccupazioni comunitarie: la composizione e la nomina dei giudici costituzionali, il modo in cui vengono applicate le sentenze, la riforma dello stesso tribunale costituzionale. In buona sostanza, il timore delle autorità comunitarie è che l’esecutivo stia mettendo in dubbio l’indipendenza della più alta magistratura del paese.
L’opinione che verrà inviata a Varsavia è un nuovo passo nella procedura di controllo comunitario sulla situazione dello stato di diritto nei Ventotto. Non necessariamente deve essere seguita dalla presentazione al Consiglio europeo da parte della Commissione europea di una raccomandazione di sanzionare lo Stato colpevole di non rispettare i principi democratici dell’Unione, elencati nell’articolo 2 dei Trattati. Sanzioni richiedono l’unanimità dei Ventotto.
Timmermans ha insistito per affermare che il dialogo rimane aperto. Interpellato sui suoi contatti con Varsavia, l’ex ministro degli Esteri olandese ha ammesso di non avere avuto rapporti recenti con il presidente del partito Legge & Giustizia Jaros?aw Kaczynski, l’uomo che secondo molti osservatori polacchi ed europei influenza le scelte della signora Szydlo. Il nuovo governo di centro-destra è arrivato al potere con l’intenzione di rivedere molte delle leggi introdotte dai precedenti esecutivi.
Spetta ora a Varsavia rispondere all’avvertimento formale proveniente da Bruxelles, che ha dato alla Polonia due settimane di tempo. Ieri mattina, il ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, ha affermato che l’opinione comunitaria è «di parte». Dal canto suo, il vice ministro degli Esteri Konrad Szymanski ha aggiunto: «Rimaniamo pronti a discutere scenari anti-crisi, ma ciò non significa che siamo pronti ad accettare tutte le soluzioni» proposte dalla Commissione.
La vicenda sta creando tensioni tra Bruxelles e Varsavia, ma anche nell’insieme dell’Unione. Qualche giorno fa, il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha criticato la Commissione europea: «La posizione di Bruxelles nei confronti di Varsavia non è giusta (...) Dovrebbe essere più rispettosa dei polacchi (...) Bruxelles non vincerà mai questa battaglia contro i polacchi». La reazione ungherese dimostra quanto sarebbe difficile far passare nel Consiglio europeo eventuali sanzioni alla Polonia.