Corriere 2.6.16
Richiamo formale dell’Ue la Polonia deve riflettere
di Maria Serena Natale
«Dialogo
intenso e costruttivo», ripetono da Varsavia e Bruxelles. Ora che la
Commissione europea ha inviato al governo polacco un «avviso sullo Stato
di diritto» il dialogo fa un salto di qualità. Il richiamo formale
rientra nella procedura di monitoraggio elaborata dalla Ue in risposta
alle politiche autoritarie del primo ministro Viktor Orbán in Ungheria e
attivata per la Polonia in seguito alle riforme varate dai
nazional-conservatori di Jaroslaw Kaczynski.
L’esecutivo in carica
dallo scorso novembre ha avviato una manovra su più fronti per
accentrare il potere e realizzare quel progetto di rifondazione dello
Stato che è il grande obiettivo di Kaczynski — come lo era del gemello
Lech, il presidente morto nel 2010 nel disastro aereo di Smolensk. Per
Jaroslaw, difendere la nazione nella sua integrità e identità cattolica,
è un conto in sospeso con il destino.
Tra le misure adottate
dalla maggioranza e all’origine di un massiccio movimento d’opposizione
che ricorda i momenti cruciali della recente storia polacca, la più
contestata è la modifica delle regole di funzionamento della Corte
costituzionale. La Commissione ha riscontrato nella riforma un ostacolo
al ruolo di controllo dei giudici e «una minaccia sistematica allo Stato
di diritto»: un modo per far avanzare il confronto, che rischiava di
impantanarsi tra rassicurazioni e timori di alienare il blocco
centro-orientale.
Ora la Polonia ha due settimane per sottoporre
le proprie osservazioni all’esecutivo comunitario, che deciderà quindi
se proseguire con una «raccomandazione» l’iter (che può portare alla
rimozione del diritto di voto in Consiglio). Varsavia tiene la
posizione. Bruxelles non retrocede. Mentre l’Europa aspetta il
referendum britannico sulla Brexit e ovunque gli euroscettici cavalcano
l’insofferenza alle presunte ingerenze della Ue. Due settimane per un
compromesso, non solo cosmetico.