Il Sole 11.6.16
L’attività estrattiva precipita di un -15,7% con il sequestro degli impianti in Val d’Agri
L’inchiesta petrolio frena i giacimenti
Il
sequestro degli impianti per l’estrazione del petrolio dell’Eni in val
d’Agri (Potenza) dà il taglio più grave nella caduta dell’attività
mineraria rilevata in aprire dall’Istat, che è stata del -15,7% mentre
il resto della produzione industriale era in crescita (pur leggerissima)
dello 0,5%.
Fra le montagne della val d’Agri i giacimenti fino al
31 marzo estraevano circa 75mila barili di greggio al giorno, cioè una
dozzina di milioni di litri di petrolio.
Gli idrocarburi usciti
dal sottosuolo venivano trattati nell’impianto di Viggiano, quel centro
oli in cui si separavano il petrolio, il metano e l’acqua “di strato”
che aveva dormito mescolata al petrolio per ère geologiche.
Ripulita
dal petrolio, l’acqua del giacimento veniva riniettata depurata nel
sottosuolo là dove era rimasta per milioni d’anni, e una parte andava a
un depuratore industriale. Il greggio invece via oleodotto andava alla
raffineria di Taranto per diventare la benzina e il gasolio usato dagli
italiani.
Ma il 31 marzo la Procura di Potenza, nel momento più
sensibile della campagna per il referendum sulle trivelle, ha
sequestrato gli impianti. Sospettava che questa attività fosse
smaltimento abusivo di rifiuti pericolosi.
Si tratta
dell’inchiesta sullo “scandalo petrolio” in Basilicata, inchiesta che si
è divisa in quattro filoni distinti: quello sulle attività estrattive
che l’Eni aveva in corso sui giacimenti, il filone dell’impianto della
Total sul giacimento di Tempa Rossa (non ancora sfruttato), la parte
d’indagine sulle relazioni personali per potenziare la raffineria di
Taranto (è stato coinvolto il fidanzato dell’allora ministro dello
Sviluppo economico Federica Guidi, inducendola a dimettersi) e infine un
filone collaterale su lavori nel porto siciliano di Augusta.
Nei
giorni scorsi la Procura ha consentito un dissequestro temporaneo degli
impianti, il cui ciclo industriale deve essere cambiato secondo un
progetto proposto dall’Eni; entro qualche mese i lavori saranno
completati e potrà ricominciare l’estrazione del petrolio “a chilometro
zero”.
In generale l’attività estrattiva in Italia trova sempre
più ostacoli da parte della politica locale, sensibile ai comitati
“nimby”, ma in aggiunta nel mese di aprile gli italiani hanno anche
ridotto i consumi di prodotti petroliferi (lo Sviluppo economico ha
censito un calo del -3,8% nella domanda di benzina e gasolio) e Terna ha
osservato un -1,8% nei consumi di corrente elettrica.
Ieri
l’Istat ha confermato la rilevazione di Terna e ha attribuito il -1,4%
al segmento della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria
(-1,4%).
Se la domanda interna frena, aumenta però l’attività
delle raffinerie, aiutate dai prezzi contenuti del petrolio. La
distillazione e raffinazione in aprile è cresciuta del +6,3%.