il manifesto 9.6.16
I fan di Sanders: «Ma noi non voteremo per Clinton»
Primarie
Usa. I sostenitori di Bernie Sanders puntano a rafforzare la posizione
radicale contro quella dello status quo fino alla Convention
di Marina Catucci
NEW
YORK Le primarie del partito democratico Usa si sono appena concluse
con la proclamazione di Hillary Clinton. Bernie Sanders si è
congratulato con lei ma ha promesso che, in ogni caso, porterà avanti la
battaglia fino alla convention di Philadelphia. La decisone del
senatore del Vermont è molto criticata anche da sinistra, indebolire
così Clinton in realtà fa solo il gioco di Trump, dicono quelli che
nella decisione di Sanders vedono narcisismo e ostinazione senza un
progetto. Non la pensano così i suoi sostenitori.
«La scelta di
Sanders di andare avanti non viene capita in quanto chi la commenta
guarda a lui come ad un candidato alla Casa bianca – dice Sam, 28 anni
sostenitore di Sanders oggi e parte di Occupy Wall Street nel 2011 – ma
non è la solita corrente interna al partito democratico, questo è un
movimento, che è entrato in politica e visto che le scelte in America
son solo due, è entrato come democratico. Che Hillary abbia vinto o meno
non è il punto ora. Per avere peso politico bisognerà andare fino alla
convention, parlare con i delegati. Questo non rafforzerà Trump,
solidificherà però la posizione radicale contro quella dello status
quo». Ma a un certo punto arriverà il momento di votare.
«Io ho il
passaporto americano ma sto per tornare a vivere in repubblica Ceca –
dice Libor 40 enne e parte attiva di Occupy Wall Street – non ho mai
voluto votare negli Stati Uniti, ma per queste primarie mi sono iscritto
al Partito democratico solo per votare Sanders e dare un segno chiaro,
visto che non sarò più qui e non voterò a Novembre. Il messaggio che
deve arrivare è o lui o niente. Il mio, come quello di molti altri, non è
un voto per i democratici o un voto contro Trump, è un voto per
Sanders».
«Non voterò per Hillary – afferma chiaramente Laura,
38enne, attivista per i diritti umani – in realtà la mia candidata
ideale sarebbe Jill Stein dei Verdi, ma ho supportato Sanders qua nello
stato di New York e continuerò a supportarlo alla convention. Posso
essere così rigida nelle mie posizione perché vivendo e votando qua a
New York posso permettermelo. Diverso il discorso per chi vive e vota in
stati che vanno tradizionalmente ai repubblicani o in bilico come la
Florida o l’Ohio».
Ma la voglia di non votare per Hillary è forte
anche in stati ben meno democratici. «Hillary e Trump, per una buon
fetta della base di Sanders, sono percepiti come la stessa moneta –
spiega Joshua, 32 enne, professore di scienze politiche e parte di
quella base di Sanders di cui parla – cosa accadrà a novembre è molto
nelle mani di Trump e di quanto si renderà invotabile. Hillary la si
conosce, si sanno tutte le sue innumerevoli pecche, è un prodotto
politico noto, Trump, invece, è nuovo alla politica, per ora ha sparato
solo slogan propagandistici, adesso si vedrà di che vera pasta politica è
fatto. Tradizionalmente i giochi seri si fanno adesso. Ora che il campo
è ristretto ci si confronta su i temi veri. A chi vuoi affidare il
potere dell’armamento nucleare Usa? A chi i diritti civili? E
l’economia? Gli americani confronteranno i due candidati su questi temi,
per questo dico che se la base di Sanders a novembre voterà per Hillary
o meno, non dipenderà tanto da lei, ma da lui, da quante sparate
impresentabili farà».