il manifesto 7.6.16
Fassina: «Farò il consigliere e il deputato. Apparentamenti no, ma voteremo»
Il candidato di Sinistra per Roma: risultato insoddisfacente, ora fra noi serve un chiarimento
intervista di Daniela Preziosi
ROMA
Il risultato è «evidentemente insoddisfacente», ammette Stefano Fassina
alla sala stampa di Montecitorio, dov’è tornato a fare le sue
conferenze stampa dopo più un mese in cui ha fatto base a Torpignattara,
dov’era il suo comitato elettorale da candidato sindaco. Parla del suo
4,47 per cento a Roma, tradotto in voti sono poco meno di 52mila. I
numeri hanno la testa dura: nel 2013 Sel in coalizione con il Pd di
Ignazio Marino aveva raccolto oltre 63mila voti e guadagnato quattro
consiglieri comunali; la «Repubblica Romana» di Sandro Medici, altro
pezzo forte della sua corsa di domenica scorsa (e Medici infatti fra i
più votati della lista Sinistra per Roma, dopo di lui) ne aveva presi
oltre 26mila. A questo giro invece la somma non fa il totale, per dirla
con Totò. L’ovvia obiezione è che si trattava di un’altra stagione
politica, un altro mondo. La città usciva dal quinquennio di Alemanno.
Vero. Ma il calo di consensi c’è stato, e Fassina non lo nega.
Come si spiega questo risultato «insoddisfacente»?
C’è
una domanda di radicale discontinuità, una volontà di girare pagina
rispetto a una lunga stagione di governo che ha visto protagonista il
centrosinistra. Noi l’avevamo capito per tempo, per fortuna. Oggi
possiamo dire che a Roma la sinistra c’è e ha le basi per poter
crescere. Di fronte all’ondata del voto grillino abbiamo messo al riparo
un patrimonio importante di uomini e donne e di cultura politica. Però
alla fine il grosso di questa domanda è stato largamente intercettato
dal Movimento 5 Stelle. E questo è successo perché il nostro progetto
autonomo non è stato abbastanza chiaro e riconoscibile.
Veramente
lei nel corso di tutta la campagna elettorale ha attaccato il Pd e messo
tutte le distanze dal partito di Renzi e Giachetti. Intende dire che se
il progetto non era chiaro è colpa di chi, fra voi, la pensa
diversamente e non ha chiuso il dialogo con il Pd?
Non accuso
nessuno. Il nostro progetto è incompiuto per un fatto oggettivo: perché
siamo all’inizio. Poi è vero che ci sono differenza fra noi ed è vero
che in Sinistra italiana ora si deve porre la necessità di chiarire il
suo profilo autonomo.
Non darete nessuna indicazione di voto per i ballottaggi?
La
priorità che noi abbiamo assegnato alle questioni sociali, la
disuguaglianza, la precarietà del lavoro, la povertà, non le ritroviamo
in nessun altro candidato. Escludo ogni ipotesi di apparentamento, né
con Giachetti né con Raggi che del resto non è mai stato nelle nostre
prospettive. Ma certo noi per codice genetico siamo sempre convinti
della necessità di votare. Di cosa fare adesso discuteremo mercoledì in
un’assemblea aperta alla Città dell’Altra economia.
Deciderete cosa fare con i candidati? Oppure con le forze politiche che hanno sostenuto la sua corsa?
I
candidati si sono impegnati con generosità quindi è giusto farli
partecipare alla scelta. Ascolterò, e poi anche io vorrei dire la mia
opinione. Detto questo io faccio parte di un partito che si riunirà
(oggi, ndr) e prenderà una posizione anche su questo.
E se qualcuno dei vostri volesse invece appoggiare Giachetti al ballottaggio, e volesse dirlo pubblicamente?
Si
assumerà le sue responsabilità. Se vogliamo affermare un progetto
politico autonomo dobbiamo essere coerenti. Io credo, ma questa è una
posizione personale, che se noi a Roma ci fossimo schierati con il Pd
oggi non saremo sotto il 5 per cento, ma sotto il 2.
A proposito Sinistra per Roma, la sua lista: diventerà un’associazione?
Sì,
l’avevo annunciato già in giorni difficili. Diventerà un punto di
riferimento stabile nella città per i comitati, per le associazioni. E
per le persone: fra noi ce ne sono molte che non hanno una casa
politica. Troveremo le forme per raccordarla con la fase costituente di
Sinistra italiana.
Lei è il primo eletto, forse sarà l’unico della sua lista. Si dimetterà?
No, resto in consiglio comunale, è un impegno che ho preso in campagna elettorale.
Allora si dimetterà da deputato?
No,
farò l’una e l’altra cosa. Per legge non c’è alcuna incompatibilità. E
in molti l’hanno fatto prima di me. Nell’ultima giunta c’era persino chi
faceva il deputato, o il senatore, ma anche l’assessore.