il manifesto 7.6.16
Bocciato dallo zapping
di Norma Rangeri
Avrà
anche ragione Matteo Renzi quando, pur nel dichiararsi scontento dei
risultati elettorali, invita i giornali a considerare il fatto che il Pd
su oltre 1300 comuni al voto ne ha portati a casa mille. Il
presidente-segretario dice che «non esiste un problema nazionale»,
semplicemente è successo che «gli elettori hanno fatto zapping, se c’è
un candidato che gli piace lo votano». Però i voti oltre che contarsi si
pesano – e vedremo che neppure i conti tornano.
Politicamente
quanti di quei comuni andati al Pd valgono la sola città di Roma? Nella
Capitale è sceso dal 26% di Marino al 17% di oggi, doppiato dal 26% del
M5Stelle. E Napoli, che gli ha voltato le spalle anche questa volta
nonostante i miliardi promessi a Bagnoli in campagna elettorale? Che
cosa succederà nei ballottaggi a Torino (oggi sotto la Mole il M5Stelle è
diventato il primo partito) e a Bologna (dove il Pd ha perso 40mila
voti) lo vedremo. Perché adesso questo partito in difficoltà (che da
ragione alla minoranza quando lamenta l’assenza di un vero segretario
del partito) dovrà affrontare la nuova girandola dei ballottaggi.
Milano
prima di tutti. Qui, il candidato al quale affidare le chiavi della
città lo ha scelto il presidente del consiglio. Sala come successore di
Pisapia, l’esperienza arancione, con la sua “coalizione sociale”
rottamata a vantaggio di una “coalizione manageriale”. L’astensione si è
impennata, l’emorragia di voti ha colpito il partito democratico,
conseguenza di una scelta politica netta e precisa, difficile da
collocare a sinistra piuttosto che a destra, come del resto dimostrano i
profili dei candidati gemelli Parisi-Sala sponsorizzati dai due leader
nazareni.
Con la robusta pedalata di Parisi, Berlusconi ha
ridimensionato Salvini nel capoluogo lombardo, inesistente e messo
all’angolo a Roma. Che fine farà il vecchio centrodestra non è scritto.
Se nella Capitale non si fosse diviso per una conta interna, non solo
sarebbe andato al ballottaggio contro Virginia Raggi, ma avrebbe potuto
giocarsi la riconquista del Campidoglio. E anche a Napoli al
ballottaggio ci va il candidato del Cavaliere.
Come si vede ora
che i voti si sono trasferiti dal chiuso delle urne alla luce del sole
sono tanti i messaggi da leggere. Sia quelli a breve che seguiremo nelle
due settimane che ci separano dai ballottaggi, sia con lo sguardo più
lungo in riferimento a possibili elezioni politiche anticipate, a
seconda di chi vincerà sul campo di battaglia del referendum sulla
riforma costituzionale. Sia guardando a sinistra del Pd.
A parte
l’esperienza del giovane Zedda a Cagliari, una coalizione di
centrosinistra che ha avuto il voto dei cittadini con la riconferma del
sindaco al primo turno, a Torino con Airaudo, a Roma con Fassina, a
Milano con Rizzo non è andata benissimo. E’ stato gettato un piccolo
seme, ma i candidati non hanno raggiunto l’obiettivo che si erano
proposti in questa sfida comunale: non hanno allargato lo spazio
politico. Evidentemente non hanno svolto un ruolo attrattivo per
l’elettorato che ha mollato il Pd. Centinaia di migliaia di voti persi
dal partito democratico, come da facili profeti avevano previsto, o sono
rimasti a casa o sono andati ai 5Stelle. E’ vero, come diceva ieri
Fassina, che Sinistra Italiana è una forza in formazione, senza un
“posizionamento nazionale chiaro”, però se lasciamo da parte il
politichese, che le liste di sinistra fossero un’offerta alternativa al
Pd era abbastanza chiaro, da Torino a Roma, da Bologna a Milano. Forse è
arrivato il momento di capire un po’ più a fondo cosa c’è che proprio
non va.