il manifesto 24.6.16
Tsipras: «Colpa di austerity e muri»
Atene.
Il leader greco punta il dito contro le politiche rigoriste e la
gestione fallimentare della crisi dei rifugiati. Propone una nuova
visione progressista «o sarà il baratro»
di Teodoro Andreadis Synghellakis
Alexis
Tsipras dice con chiarezza che il processo di unificazione europea ha
subito un duro colpo. Secondo il leader di Syriza, che ha parlato ai
greci con un messaggio televisivo, il risultato emerso dal referendum
britannico mostra che l’Europa sta affrontando una crisi di identità e
anche una crisi più complessiva, di carattere strategico. Ritiene, in
sostanza, che Bruxelles e alcuni grandi paesi dell’Unione non abbiano
letto con l’attenzione necessaria i messaggi arrivati dall’aumento delle
percentuali dei partiti nazionalistici e di estrema destra in Europa.
Secondo
Tsipras «le scelte estreme dell’austerità hanno aumentato le
differenze, tanto fra i paesi del Nord e del Sud Europa, quanto
all’interno dei singoli stati membri». Dovrebbe iniziare, ora, un
periodo di analisi, di assunzione di responsabilità e di ricostruzione.
La Grecia, con il suo primo ministro, ricorda che siamo arrivati a
questo punto anche «a causa di una gestione della crisi dei migranti à
la carte, a causa della chiusura delle frontiere e di chi ha deciso di
erigere muri invece di accogliere», invece di chiedere all’Europa una
vera condivisione delle responsabilità. Atene sa benissimo – sulla sua
pelle – che la crisi del debito è stata affrontata dando precedenza agli
interessi nazionali e della finanza e non andando avanti tutti insieme,
grazie a interventi realmente solidali, con la richiesta di riforme
«umane», realmente sostenibili.
Proprio la Grecia, che lo scorso
anno è stata stretta nell’angolo, costretta a firmare un accordo che
contiene nuovi tagli, aumenti dell’Iva e che mantiene il totale della
pressione fiscale a livelli troppo alti, questa Grecia segue ora gli
sviluppi di Oltremanica con lo sguardo lucido di chi aveva profetizzato
con saggezza, rimanendo inascoltato.
«Chi è responsabile per il
rafforzamento dell’estrema destra e dei nazionalisti?», è la domanda che
ha posto ieri Tsipras. Secondo il primo ministro di Syriza, la colpa è
del deficit di democrazia, dell’imposizione ricattatoria di scelte
antipopolari e ingiuste e degli stereotipi divisivi che descrivono il
Nord Europa come produttivo e virtuoso e il Sud come scansafatiche. Ora,
dopo la fase della denuncia, bisognerà vedere se l’Europa sarà capace
di compiere qualche ulteriore passo, riconoscendo i propri errori e
smettendo di scavare fossati. La Grecia, ovviamente, dice no
all’isolazionismo nazionale che, secondo il governo guidato dalla
sinistra, porta a un vicolo cieco.
Ad Atene, tuttavia, è chiaro
che ci troviamo davanti all’ennesimo bivio, forse il più importante di
tutti i precedenti incontrati nel corso del recente cammino europeo. Per
dirla con le parole di Alexis Tsipras, « o il referendum britannico
riuscirà a svegliare il sonnambulo che sta procedendo verso il vuoto, o
sarà l’inizio di un percorso pieno di insidie per i popoli europei».
Il
leader greco chiede un profondo cambio di rotta, con scelte che
rafforzino il carattere democratico dell’Europa. Lo scopo, chiaramente, è
riuscire a gettare delle nuove basi, cambiare molte delle politiche
seguite sinora e porre un forte argine alle forze nazionaliste e
ultraconservatrici. Il primo banco di prova, nei prossimi mesi, sarà la
difesa dei diritti dei lavoratori da chi vorrebbe mettere
definitivamente in soffitta i contratti collettivi di lavoro. Tsipras si
oppone ed ha deciso di metterci la faccia.