il manifesto 24.6.16
Raggi, primo impegno: «Rafforzerò i centri contro la violenza sulle donne»
Campidoglio.
La neo-sindaca di Roma riceve il movimento contro la violenza maschile
sulle donne e a difesa dei centri-antiviolenza a rischio sfratto «Io
Decido»: «Voglio rafforzare e incrementare gli sportelli aprendo
percorsi di prevenzione sul piano sociale»
di Roberto Ciccarelli
ROMA
Cinque giorni dopo l’elezione della prima sindaca della Capitale, e a
due dall’insediamento di Virginia Raggi (Movimento Cinque Stelle), la
prima manifestazione l’hanno fatta le donne della rete «Io Decido» in
lotta contro la chiusura dei centri antiviolenza a Roma. Nati per
tutelare e difendere le donne colpite da abusi, violenze e
maltrattamenti, tra fine giugno e fine luglio saranno chiusi perché il
comune commissariato – e alcuni municipi – si sono rifiutati di
rinnovare le convenzioni e di rifare i bandi di assegnazione delle
strutture. Violando la delibera 26 di epoca Rutelli, i commissari hanno
imposto il pagamento dei canoni di affitti a prezzo di mercato chiedendo
cifre astronomiche.
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Campidoglio, la manifestazione della rete “Io Decido” per i centri-antiviolenza a Roma, foto Attilio Cristini
Risultato:
un servizio essenziale sarà chiuso perché mancano le direttive
attuative del decreto legislativo 50 sull’aggiudicazione dei contratti
di concessione e sugli appalti pubblici. Tutto questo mentre 55 donne
sono state uccide da mariti, compagni, figli o conviventi solo nei primi
mesi del 2016 ed è ancora in vigore la decisione dei commissari che
hanno lasciato da poche ore il Campidoglio di sgomberare 860 spazi
sociali – tra i quali ci sono molte associazioni che svolgono servizi di
cura alla persona – per rimetterli sul mercato come previsto dalla
delibera 140 approvata dalla giunta di centro-sinistra Marino.
La
liquidazione burocratica di questi servizi essenziali colpirà, tra pochi
giorni, almeno nove centri attivi su 18. Si tratta di strutture
rinomate come SosDonna h24 (che chiuderà lunedì); il centro dedicato
alla memoria di Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez, vittime delle
violenze del Circeo nel 1975; La casa internazionale dei diritti umani
delle donne, il Ceis-Don Picchi , e poi il centro Dalia, Ad Solei, Lucha
Y Siesta, Cagne sciolte e lo sportello «Una stanza tutta per sé».
Il
movimento ha chiesto un incontro alla neo-sindaca Raggi e, dopo ore
passate in una canicola, l’ha ottenuto. Una delegazione composta da sei
donne è stata ricevuta. La piattaforma di «Io Decido» è più ampia.
Formulata in un’assemblea del 16 giugno, rivendica l’apertura di servizi
antiviolenza in ogni municipio, obiettivo fondamentale in una città
sconvolta dal blocco totale del welfare e della vita civile voluto dal
regime commissariale che ha così pensato di rimediare alla corruzione
prodotta dai bandi e dalle gare truccate nei servizi dal sistema di
«Mafia Capitale». Il blocco sta invece provocando la liquidazione del
welfare autogestito che supplisce alle carenze del pubblico in una città
di 3 milioni di abitanti. Il movimento delle donne prepara una
manifestazione nazionale contro la violenza maschile il prossimo 25
novembre.
«A fronte di tanti femminicidi ci troviamo di fronte ad
un vero e proprio attacco da parte del Comune di Roma che sta inviando
alle associazioni lettere per riappropriarsi di beni che ci hanno
assegnato per la nostra funzione sociale. noi paghiamo 220 euro di
affitto al mese e ne vogliono mille. Dal 2012, per un totale di circa
40mila euro» sostiene Dalila Novelli, presidente onoraria di Assolei
operativa dal 1993. Questo caso è esemplificativo della situazione di
progressiva privatizzazione dei servizi e della desertificazione sociale
in atto nella Capitale.
Problemi intricati e stratificati che
hanno mobilitato la parte più attiva della città alla quale ieri
Virginia Raggi ha mandato un messaggio abile: si è impegnata nella
salvaguardia dei centri che, ha detto alla delegazione, considera
«prioritari e fondamentali».
Per le scadenze immediate ha chiesto
di conoscerli per analizzarli nelle prossime ore. «È mia intenzione
rafforzare e incrementare gli sportelli antiviolenza aprendo, al
contempo, percorsi di prevenzione sul piano sociale» ha detto. «La Raggi
è stata brava. Ha dimostrato di conoscere bene la situazione – hanno
commentato le attiviste ricevute in delegazione – Non ha fatto promesse
impossibili ed ha detto una cosa chiara: i centri antiviolenza non vanno
chiusi».