il manifesto 21.6.16
Cinquestelle, da Roma parte la campagna d’Italia
Virginia
Raggi. Prima giornata tra euforia e riunioni. La neo sindaca concede la
prima intervista a Euronews: passerà in 13 lingue, «modello» per tutto
il continente. Di Maio intanto scrive ai capi di stato mondiali.
L'enigma sul posto dei consiglieri: siederanno a sinistra? «In ogni caso
non per ideologia»
di Giuliano Santoro
Il giorno
successivo alla conquista di Roma, è stato il giorno dei vertici,
quello del ritorno di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Il primo conosce
bene la regola mediatica secondo cui l’assenza, se ben orchestrata,
vale molto più di una presenza. Così, ha fatto tesoro della latitanza
nel corso della campagna elettorale romana per apparire al momento del
trionfo di Virginia Raggi. Ieri si è anche concesso alle telecamere
affacciandosi dall’albergo del centro che lo ospita dal giorno del voto.
«Sembrava un’allucinazione e invece ci siamo svegliati questa mattina
ed è successo veramente – ha detto rivolgendosi ai giornalisti – Forse è
arrivato il momento che anche voi della stampa iniziate a capire che
cosa è il movimento. C’è un’analogia ed è tutta nel manifesto delle
schede elettorali: da una parte i partiti tutti insieme e di qua noi, da
soli».
Assieme a Grillo, ecco dunque Davide Casaleggio, l’uomo
della macchina telematica, schivo e misterioso quanto il padre scomparso
due mesi fa. Nello stesso albergo, il giovane stratega ha ospitato una
specie di summit. Per parlare di «comunicazione», che nelle cose
grilline riguarda anche faccende strettamente politiche. E quindi sono
arrivati i responsabili della relazione coi media in Parlamento, l’ex
Grande Fratello Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi.
C’era anche, a
nome del direttorio romano che coadiuva la neosindaca, Roberta Lombardi,
che ha trovato anche il tempo di dialogare con Grillo. «Siamo agli
ultimi ritocchi, la giunta sarà presentata nei prossimi giorni anche con
le persone che avevamo contattato ma che avevano chiesto riservatezza»,
ha annunciato la deputata romana. Assieme a lei, c’era anche il
senatore Nicola Morra, che in molti indicano come ministro
dell’istruzione in un futuro, ipotetico, governo a 5 Stelle. Nella sua
giurisdizione, la Calabria, Morra è stato molto criticato per le scelte e
i litigi legati a queste amministrative: non ha ottenuto gloriose
prestazioni elettorali, ma si è mostrato ugualmente voglioso di
intestarsi i successi romani. «Quanto si è più vicini all’obiettivo
tanto si è più sotto attacco, spesso sporco e vile», ha detto Morra dopo
aver pranzato con Grillo.
A proposito di strategie comunicative,
Raggi ha trascorso il primo giorno da sindaca da tutt’altra parte. Ha
concesso un’intervista al canale Euronews, che verrà diffusa soltanto
domani «in tredici lingue». Dall’entourage della Raggi spiegano così la
scelta dell’emittente continentale: «Si ritiene che con il successo
elettorale di ieri si sia aperto un nuovo corso che inciderà
positivamente non solo su Roma, ma anche sul peso politico dell’Italia
in Europa». Luigi Di Maio è stato altrettanto altisonante: dal suo
profilo Facebook si rivolge direttamente «alle ambasciate e ai capi di
Stato dei Paesi di tutto il mondo, ai giornali stranieri, ai
rappresentanti della finanza e dell’economia mondiale». «Non affidatevi
ai giudizi dei nostri oppositori o ai soliti titoloni strumentali,
venite a conoscerci di persona, saremo lieti di raccontarvi questa
splendida realtà che da oggi governa Roma e Torino, la Capitale d’Italia
e quella che fu Capitale d’Italia», afferma Di Maio.
Nel
pomeriggio Raggi non ha perso tempo e si è messa al lavoro. Ha
incontrato la nutrita compagine di 29 consiglieri comunali del M5S al
comitato elettorale dell’Ostiense. Pare che il gruppo sia deciso a
«sfrattare» il Partito democratico dalla sinistra dell’aula consiliare.
«Stiamo discutendo se sederci a destra o sinistra» spiega il
neoconsigliere comunale pentastellato Paolo Ferrara, che ha raccolto
3500 preferenze e che nei mesi scorsi era stato coinvolto in polemiche
sulle assegnazioni degli stabilimenti di Ostia circa una sua amicizia
con Roberto Bocchini, gestore di un lido considerato vicino al clan dei
Fasciani. Per Ferrara, la scelta di sedersi a sinistra non è una
questione politica. È più una faccenda logistica. «Credo che più facile
sedersi a sinistra vicino l’uscita e lo studio del sindaco. Non è una
questione ideologica ma di comodità», spiega candidamente Ferrara. «È
probabile a sinistra… Come anche a destra» afferma con un sorriso
enigmatico Marcello De Vito, che potrebbe diventare il nuovo presidente
dell’assemblea.