domenica 19 giugno 2016

il manifesto 19.6.16
Il Pc cubano discute il «Socialismo prospero e sostenibile»
Mega-consultazione su modello e «piano fino al 2030»
Centinaia di assemblee di base per discutere il futuro socio-economico e politico dell'isola
Roberto Livi

L'AVANA Il partito (stato) comunista inizia una massiccia consultazione di base sulla strategia sociale, economica e istituzionale per i prossimi 15 anni allo scopo di costruire a Cuba un «socialismo prospero e sostenibile».
I documenti in discussione riguardano il «Modello economico e sociale di sviluppo socialista» e il «Piano nazionale di sviluppo economico e sociale fino al 2030: proposta di visione della nazione, assi e settori strategici», ovvero le linee guida elaborate dal vertice del partito con una nutrita commissione di politologi, professori universitari, economisti poi discusse e approvate nel VII Congresso del Pc lo scorso aprile. Da mercoledì scorso e fino a fine settembre saranno esaminati da migliaia di assemblee, non solo dei militanti comunisti di base, ma anche degli «organismi di massa» espressi dal Pc: studenti e giovani comunisti, federazione delle donne, unione di lavoratori. Il metodo usato dal vertice del Pc per elaborare e discutere il futuro socio-economico e politico del paese senza una previa consultazione di base era stato infatti criticato da una serie di quadri che esprimevano un malcontento sorto sia nella base del Pc , sia in una parte della popolazione.
Queste prese di posizione prendevano le distanze dal «secretismo» col quale il vertice del partito aveva elaborato le tesi, ma, soprattutto, questo dissenso critico è stato espresso pubblicamente, principalmente attraverso internet ma anche con qualche articolo nella stampa ufficiale. Il vertice del partito comunista, che per la costituzione cubana costituisce la sola forza politica dirigente della nazione, si è dunque trovato a far fronte a una situazione affatto usuale: una critica interna e pubblica che non poteva essere «coperta» da un richiamo alla disciplina, visto che in più di un discorso lo stesso presidente Raúl Castro aveva stimolato sia i militanti del partito, sia i cittadini a esprimere apertamente le loro critiche e proposte.
Da qui la decisione di lanciare una massiccia consultazione di base mediante un editoriale del quotidiano del Pc, Granma, intitolato: «Un dibattito per il futuro di Cuba». L’organo del Pc sostiene che i documenti «di trascendentale importanza..non sono frutto dell’improvvisazione, al contrario di una elaborazione collettiva, sotto la direzione del partito, nella quale hanno partecipato professori universitari, accademici, ricercatori di economia e scienze sociali, funzionari del governo e del partito».
In seguito i testi sono stati approvati dalle più alte istanze del partito, del governo e dall’assemblea nazionale del potere popolare (parlamento). Trattandosi di documenti «di grande complessità che disegnano il percorso del processo rivoluzionario cubano» il governo ha destinato notevoli fondi perché «ogni cittadino abbia accesso ai documenti» e possa esaminarli in modo che il processo di consultazione di base possa «arricchirli e perfezionarli». Sono stati dunque stampati 680.000 esemplari del tabloid di 32 pagine che contienene i documenti destinati «alle organizzazioni di base e ai colletivi dove verranno dibattuti».
Altre 200.000 copie sono state messe in vendita per la popolazione, mentre copie si possono scaricare dal sito di Granma e dal portale Cubadebate soprattutto «per le decine di migliaia di lavoratori cubani all’estero». Alla conclusione dei tre mesi di dibattito le opinioni espresse «da milioni di cittadini, militanti o no, saranno prese in considerazione», processate e concorreranno alla edizione defintiva dei documenti, che saranno discussi dal Comitato centrale del Pc e dal parlamento, che darà valore di legge alle proposte.
Il metodo di una ampia consultazione nazionale è stato accolto con soddisfazione. Anche se alcuni leader dei piccoli e abbastanza divisi gruppi del dissenso hanno sottolineato che l’avvertimento di Granma – che prevede «interventi dei nemici, degli scettici, di coloro che vacillano…e di coloro che sognano di ritornare a una società soggetta ai desiderata e alle pretese degli yanquis (Stati uniti)» – non facilita certo «la libera espressione di critica».
Il Piano nazionale di sviluppo economico e sociale, soprattutto, delinea la società che il vertice del partito desidera sviluppare entro il 2030. In esso (punto 50) si mette in evidenza la necessità di dar vita «a un quadro istituzionale adeguato, chiaro e prevedibile per il buon sviluppo dell’economia»; si aspira a diversificare il commercio estero e le fonti di finanziamento sulle quali può contare Cuba, soprattutto per ridurre la dipendenza dal Venezuela; si programma (punto 31) «l’espansione del mercato interno per far in modo che la domanda stimoli la produzione nazionale di beni in sostituzione delle importazioni e la diversificazione del settore produttivo»; dal punto di vista sociale (punto 213) si augura un futuro «libero da discriminazioni a causa del colore della pelle, del’identità di genere e orientamento sessuale, impedimenti fisici, origine territoriale, fede religiosa».
«Molti degli obiettivi rischiano di rimanere però solo buone intenzioni se non si produrranno anche riforme istituzionali e politiche», avverte il politologo López Oliva.