il manifesto 17.8.16
Tito Boeri: «I lavoratori stranieri sono fonte di ricchezza per l’Italia»
Immigrazione.
Secondo il presidente dell'Inps è totalmente infondato il timore che i
migranti possano assorbire tutte le risorse del welfare: «versano ogni
anno 8 miliardi di euro nelle casse del sistema di sicurezza sociale e
ne prelevano 3 sotto forma di pensioni e prestazioni sociali»
di Luca Fazio
MILANO
Gli economisti seri lo sanno, gli immigrati che lavorano in Italia sono
come un dono per le casse disastrate del nostro paese. Perché versano
contributi e magari lasciano l’Italia prima di poter ricevere la
pensione, oppure perché lavorano e nemmeno sanno di avere questo
diritto. Secondo il presidente dell’Inps Tito Boeri questo «dono» vale
quasi 1 punto di Pil.
Con una visione europea della sicurezza
sociale che manca a tutti i governi del vecchio continente che si sta
sgretolando sotto i colpi della crisi, il presidente dell’Inps ieri è
intervenuto a Verbania al seminario organizzato dalla Cisl intitolato I
giovani, le donne e l’Inps tra presente e futuro anche per dire che gli
immigrati non sono un pericolo ma piuttosto una risorsa fondamentale per
ripensare un’altra idea di welfare e di Europa.
«Il timore che i
migranti possano assorbire tutte le risorse del welfare è una visione
inesatta. Loro versano, ogni anno, 8 miliardi alle casse del sistema di
sicurezza sociale e ne prelevano sotto forma di pensioni e prestazioni
sociali circa tre, con un saldo attivo di cinque miliardi di euro». Col
tempo questo saldo è destinato a diminuire ma, come spiega Boeri, «molti
migranti che hanno lavorato per noi pagando i contributi poi sono
tornati nel loro paese senza mai percepire un euro. Noi vogliamo
monitorare meglio queste situazioni con gli altri paesi». Insomma,
bisognerebbe ringraziarli.
I dati del rapporto Worldwide Inps
presentato lo scorso anno parlano chiaro. Gli stranieri nati prima del
1949 che hanno versato contributi senza ricevere la pensione sono
198.430 (il 21% del totale): più di 3 miliardi di euro regalati allo
stato italiano. Poi ci sono 4,2 milioni di posizioni contributive che
hanno già erogato contributi – che valgono più di 56 miliardi – e che
non sono ancora arrivate a maturare i requisiti di vecchiaia. Negli
ultimi anni gli stranieri versano mediamente tra i 7 e gli 8 miliardi di
euro all’anno. «Se anche solo il 5% di questi contributi non dà luogo a
prestazioni – disse lo stesso Boeri a commento del rapporto – si ha un
flusso di free riding annuale di circa 375 milioni di euro, che si
capitalizza nel corso del tempo». Quindi è falso dire che non ci sono
risorse per investire sulle politiche di integrazione per gli stranieri.
L’Inps,
ha detto Boeri, si sente saldamente in Europa e ha annunciato
un’iniziativa per dare un contributo a questo senso di comunità:
«Abbiamo chiesto ai nostri omologhi in tutta l’Unione di rafforzare il
coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale e di condividere
informazioni sui lavoratori che si spostano da un paese all’altro,
istituendo un unico numero di sicurezza sociale».
Più diritti
dunque, compreso quello di varcare quei confini che non sono mai stati
così blindati. «Questa iniziativa – ha aggiunto il presidente dell’Inps –
potrebbe anche rappresentare un senso di appartenenza e consentirebbe
di mettere in atto il principio della libera circolazione in Europa,
senza alcuna perdita di diritti che sono stati acquisiti in qualcuno di
questi paesi». Dunque, economia politica per l’integrazione: «Il fatto
di dover monitorare la mobilità dei lavoratori, seguendoli, serve pure a
vincere molte delle preoccupazioni che ci sono e che danno luogo a
delle spinte centrifughe».
Se prevalesse la razionalità sulla gestione dei fenomeni migratori, paure non dovrebbero essercene.