il manifesto 11.6.16
Fuga dall’analisi del voto: l’assemblea salta, è caos dem
Pd
Napoli. Renzi lunedì ha chiamato in causa solo la struttura cittadina:
Carpentieri (vicino a Guerini), si è detto disponibile a lavorare su una
soluzione modello Fabrizio Barca a Roma
di Adriana Pollice
NAPOLI
Ieri pomeriggio si sarebbe dovuta tenere l’assemblea provinciale del Pd
di Napoli. Alcuni segretari di circolo hanno inviato formale richiesta
di rinvio: meglio evitare una discussione che poteva trasformarsi in una
resa dei conti. Alle 17, orario di inizio, la sala riservata in un
hotel nei pressi della Stazione centrale era semideserta.
Dopo
un’ora c’erano 58 delegati su 468, seduta sciolta. Dal pubblico parte la
contestazione: «Vi dovete vergognare» e, all’indirizzo del segretario
provinciale Venanzio Carpentieri, «sei un segretario dimezzato».
All’ordine del giorno c’era l’analisi del risultato elettorale di
domenica (solo l’11,6% incassato dai dem) e il ballottaggio del 19
giugno.
Valeria Valente, la candidata sostenuta dalla segreteria
romana, non è arrivata al secondo turno. Il vicesegretario Lorenzo
Guerini ha già dichiarato che il partito lascerà libertà di scelta. Si
doveva discutere anche di questo ma i temi sul tavolo sono altri:
l’inchiesta sul voto di scambio che ha coinvolto due candidate Pd, Anna
Ulleto e Rosaria Giugliano, che si somma all’indagine sulle primarie; il
commissariamento di Napoli subito dopo i ballottaggi, annunciato da
Renzi lunedì scorso.
«In questa campagna elettorale di fuoco amico
sul Pd ce n’è stato tanto. Se qualcuno pensa che l’unico responsabile
sia Carpentieri è intellettualmente disonesto. Un commissario, un uomo o
una donna da solo al comando, non risolve il problema – ha commentato
il segretario provinciale al suo arrivo ieri -. Renzi ha annunciato
iniziative importanti dopo il ballottaggio e quello sarà l’avvio di una
discussione approfondita». In città il commissariamento c’è già stato
nel 2009 (Veltroni mandò Enrico Morando) e poi nel 2011, dopo le
primarie annullate, con Andrea Orlando su indicazione di Bersani.
Renzi
lunedì ha chiamato in causa solo la struttura cittadina: Carpentieri
(vicino a Guerini), si è detto disponibile a lavorare su una soluzione
modello Fabrizio Barca a Roma. Potrebbe così tenere la provincia e
lasciare la città a un commissario. Voci sembrerebbero indicare la
casertana e renzianissima Pina Picierno, confermando l’asse tra gli ex
Margherita di Roma e Napoli.
La segretaria regionale, Assunta
Tartaglione (anche lei di area cattolica, referente nazionale Luca
Lotti), per adesso controlla la situazione: ha portato a casa un buon
risultato in provincia e negli altri capoluoghi; oggi è a Marcianise con
Renzi in versione premier per i 50 anni dello stabilimento Coca Cola;
lei e il consigliere regionale Mario Casillo hanno sponsorizzato
Salvatore Madonna, il dem più votato domenica in consiglio comunale:
3.614 preferenze.
Chi è fuori dalla maggioranza preme per azzerare
provinciale e regionale. Antonio Bassolino è stato chiaro:
commissariare entrambi i livelli, azzerare il tesseramento
«militarizzato e lottizzato». Chiede un congresso straordinario che
scardini «il meccanismo delle correnti», in cui gli ex Pci sono stati
messi ai margini. L’eurodeputato Massimo Paolucci, i deputati Giorgio
Piccolo e Michela Rostan e il consigliere regionale Antonio Marciano
(fedelissimi di Bassolino) commentano: «Per la prima volta si è chiesto
il numero legale per evitare il dibattito nell’assemblea metropolitana.
Irresponsabili senza fine. I registi del disastro in fuga dal confronto
negli organismi dirigenti. Serve la rifondazione del partito a Napoli e
in Campania. Siamo al capolinea».
Ancora da sinistra Marco
Sarracino, di Area Riformista, dà la sua lettura: «Il Pd è stato
cancellato dalla città, quello che è successo in assemblea spiega cosa
siamo stati negli ultimi cinque anni: nulla. Gli elettori sono già
passati con il lanciafiamme prima di Renzi. Non serve un commissario che
faccia la sintesi tra renziani e antirenziani, ci vuole un congresso
straordinario da cui far emergere una classe dirigente capace».