il manifesto 10.6.16
L’origine del male nell’America profonda
Demoni e e esorcismi in Virginia, l'apocalisse è a un passo. Ma il vero mostro è un essere che abita dentro di noi
Ogni lunedì in onda in seconda serata su Fox (Sky) «Outcast», la serie scritta da Robert Kirkman autore di «Walking Dead»
di Mazzino Montinari
Dove
si nasconde l’origine del male? In quale parte remota del mondo si
mimetizza per poi rivelarsi improvvisamente con manifestazioni che
annientano il senso della vita e che rafforzano il convincimento che in
questa terra si nasca solo per (far) soffrire? Hannah Arendt osservando
Adolf Eichmann nel celebre processo a Gerusalemme, indicò nell’uomo
stesso e nel suo agire l’origine del male. Una riflessione sconvolgente
perché non toglieva «valore» al male, anzi lo amplificava, lo estendeva
fino alle piccole e atroci storie quotidiane, quelle che non citiamo
solo per non essere eccessivamente didascalici.
Se nella realtà
quotidiana il diavolo non esiste, nella finzione di un racconto
televisivo i demoni riappaiono, hanno un volto e un piano, e l’umanità
sembra carne da macello destinata a farsi agire contro la propria
volontà. Non si tratta di stupefacenti, di gelosie, di ideologie, di un
credo religioso estremo. È il soprannaturale. Nessuno è in grado di
opporgli resistenza, salvo l’eroe, il predestinato che si trova a
combattere le forze oscure senza aver scelto questo ruolo.
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L’uomo
che non può sottrarsi al proprio compito e a cui sono state affidate le
sorti delle anime del mondo, a partire da un piccolo paesino fittizio
della Virginia, Rome, è Kyle Barnes (l’attore Patrick Fugit), il
protagonista della nuova serie televisiva tratta dall’omonimo fumetto
Outcast – Il reietto, in onda su Fox (lunedì 13 giugno il secondo
episodio), scritta da Robert Kirkman, l’autore di The Walking Dead. Kyle
è perseguitato da uno spirito maligno che si impossessa delle persone a
lui più care, a partire da sua madre, Sarah. Nel corso della sua vita,
però, è accaduto qualcosa di ancor più tremendo, quando stava con sua
moglie Allison e la figlioletta Amber. È quest’ultimo tragico episodio a
riportarlo a Rome, nella casa dove un tempo era la vittima sacrificale
di sua madre.
Una cittadina, Rome, come ne abbiamo immaginate e
viste tante nella letteratura, nel cinema e nella tv seriale. Sono gli
Stati uniti più profondi, quelli abitati da un’umanità respinta, posta
ai margini, che potrebbe votare per Bernie Sanders se cercasse il
riscatto contro chi l’ha relegata in quella buca, ma anche per Trump se
fosse abbagliata dal mito del sol uomo.
Solo tre persone si
prendono cura di Kyle, la sorellastra Megan, osteggiata in questo amore
fraterno dal marito poliziotto; un anziano vicino di casa afroamericano
che si pente di non essere intervenuto a suo tempo quando Kyle era un
bambino vittima delle violenze della madre; il reverendo Anderson che
già in passato aveva aiutato il ragazzo. Solo l’uomo di chiesa, però,
vede in Kyle qualcosa che ad altri al momento sfugge. Finora il
reverendo ha combattuto le forze del male con un crocefisso, un po’ di
salvia bruciata e le parole della Bibbia, insomma con molto poco. Con
Kyle al suo fianco la battaglia può essere combattuta, gli esorcismi
portati a buon fine: a cominciare da quello compiuto su Joshua, un
ragazzino posseduto, una delle tante vittime da soccorrere.
Difficile
prevedere gli esiti di una serie che Kirkman, a differenza di The
Walking Dead, ha pensato da subito anche nel suo adattamento televisivo.
E a questo proposito, quali altre distinzioni di possono fare tra gli
zombie che riportano la mente a Romero e i posseduti che rimandano a
Friedkin? A un primo sguardo, viene da pensare che il paesaggio post
apocalittico dei morti viventi chiami gli uomini, nella loro lotta
estrema per la sopravvivenza, a combattere senza chiedersi cosa li abbia
condotti fino a quel punto. Il virus c’è e la sua origine forse non
verrà mai portata alla luce. I sopravvissuti si affidano al loro istinto
e vanno avanti tra nuove e vecchie regole.
In Outcast
l’apocalisse sta per accadere, anche se Rome sembra già colpita da
qualcosa di orribile che però ha a che fare, più che col soprannaturale,
con il degrado politico e sociale. Ad ogni modo, in questa storia dove
apparentemente nessuno sembra responsabile del proprio agire, proprio
Kyle e il reverendo Anderson combattono mossi da una ricerca di senso,
si interrogano sull’origine del male che colpisce il mondo circostante. E
cos’altro è questa domanda se non un demone più che reale ma
dall’identità indefinita che abita dentro di noi?