giovedì 9 giugno 2016

Corriere 9.6.16
La Russia di Putin avversario strategico dell’occidente?
di Ricardo Franco Levi

«Dietro alla scrivania, sotto l’aquila dorata a due teste della Russia su uno scudo rosso, sedeva il Presidente: pallido, il volto esangue, gli zigomi alti, gli occhi freddi, minacciosi, di un azzurro chiaro… “Il mio primo dovere è difendere la Russia impedendo l’accerchiamento da parte della Nato. E il modo per farlo è di impadronirci dell’Ucraina orientale e degli Stati baltici”». «Una dura donna d’affari salita al vertice in un mondo di uomini, era stata l’anno prima la sorprendente vincitrice delle elezioni presidenziali. Elegantemente vestita, i capelli tinti di biondo, sottolineava la propria femminilità indossando una gonna. “Questa non è la prima volta nella storia che la libertà dell’Europa dipende dalla determinazione del presidente degli Deputy Supreme Allied Commander Europe Stati Uniti… Potete fare affidamento su di me. Ma anche la Nato deve fare la propria parte”».
Raccontata col piglio di un thriller di Frederick Forsyth o di Tom Clancy, 2017, War with Russia , appena pubblicato in Inghilterra da Coronet, è la storia di una catastrofica guerra resa possibile dall’incapacità della Nato e dell’Occidente di resistere a un’aggressione della Russia con l’invasione prima dell’Ucraina, poi dei Paesi baltici.
Un romanzo giallo come tanti altri, si dirà. Se non che l’autore è sir Richard Shirreff, un generale britannico a quattro stelle, sino a due anni fa il militare europeo più in alto in grado nella Nato, secondo al solo comandante supremo e, come tale, testimone e partecipe delle riunioni di più alto livello dove si decidevano le politiche di sicurezza e difesa dell’Occidente.
E per quanto in 2017, War with Russia gli scontri e i combattimenti siano scritti e descritti con l’immediatezza, la precisione e il pathos che solo chi li ha vissuti in prima persona possiede (i duelli aerei tra russi e americani valgono il migliore dei film di guerra), sono proprio le pagine sulle riunioni nel quartier generale della Nato a Bruxelles, al numero 10 di Downing Street, al Pentagono, alla Casa Bianca che offrono i più penetranti elementi di interesse, di curiosità, di conoscenza.
Lasciamo al lettore — è difficile pensare che il libro possa sfuggire all’attenzione degli editori italiani — il piacere di scoprire la trama del romanzo. Qui merita di riportarne e sottolinearne la tesi di fondo. L’invasione e la successiva annessione della Crimea, il sostegno della Russia ai separatisti della regione orientale e poi l’invasione dell’Ucraina, l’annuncio nel marzo 2014 dell’intenzione di riunire le popolazioni russofone sotto le bandiere della Madre Russia, fanno della Russia il nostro avversario strategico, in rotta di collisione con l’Occidente.
Di fronte a questa minaccia è essenziale mantenere forze militari — carri armati, aerei, artiglieria, navi, uomini sul terreno — in grado non solo di respingere ma, prima ancora, di scoraggiare un eventuale attacco. È solo il possesso e il mantenimento in piena efficienza di robuste forze convenzionali — il contrario di quanto segnalato con il ritiro dell’ultimo carro armato americano dalla Germania un mese dopo l’invasione della Crimea — che offre la speranza di non dover mai ricorrere all’opzione finale: l’arma nucleare.
Ma, se siamo arrivati a questo punto, la responsabilità — ricorda lo stesso Sir Richard Shirreff — non è solo della Russia di Vladimir Putin, è anche nostra, dell’Occidente. Dopo avere allargato la Nato ai paesi dell’Europa Centrale, ai Balcani e ai Paesi baltici, con la promessa di un ingresso nell’Alleanza estesa all’Ucraina abbiamo reso concreta la possibilità e acuito la storica paura di un accerchiamento militare in una Russia che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica e il caos degli anni Novanta, stava ricostruendo la propria potenza e recuperando il proprio orgoglio nazionale.
Ricercando, in un arco che può andare dal Baltico sino alla sponda sud del Mediterraneo, le ragioni, le occasioni e gli strumenti di un dialogo e di una collaborazione con Mosca, spettano, dunque, alla politica il compito e il dovere di rendere meno angosciosa la prospettiva di una sicurezza affidata al solo equilibrio degli arsenali militari.Intanto, leggiamo con attenzione questo libro coraggioso, tempestivo e importante.