giovedì 9 giugno 2016

Corriere 9.6.16
L’irritazione del segretario (anche) con i suoi E si tiene lontano dai Comuni al voto
Roma « La novità è che non c’è solo la minoranza del Partito democratico che si vergogna di me, ora anche la maggioranza, per molte delle cose che facciamo, persino per la riforma della Costituzione».
di Marco Galluzzo

Matteo Renzi e gli ultimi dieci giorni di campagna elettorale sono, per sua s tessa ammissione, ieri al termine della trasmissione negli studi di La7, anche un filo di amarezza. E non è usuale che il premier la manifesti.
Del resto di motivi per essere amareggiato ne ha. Forse più d’uno. Sembra che Piero Fassino abbia fatto gentilmente sapere che preferisce farsi campagna elettorale da solo. A Bologna l’altro candidato del Pd, Virginio Merola, il concetto lo ha esternato in chiaro, e ieri ha addirittura dovuto correggersi («non mi vergogno di Renzi»). E persino Roberto Giachetti ha detto a chiare lettere che non vede motivi per avere accanto a sé «Matteo».
Nel ruolo di indesiderato (Massimo Zedda a Cagliari lo ha ringraziato «per non essere venuto») Renzi non ci si era mai trovato. E forse anche in questo modo si spiega la sensazione di calma inedita che ieri si respirava nel palazzo del governo. Alcuni funzionari, alle cinque del pomeriggio, commentavano così la giornata: «Non squilla un telefono, c’è un clima irreale».
Di colpo, anche se in modo gentile, sussurrato, espresso con giri di parole, Renzi è diventato personaggio da tenere lontano dal ring elettorale. È andato quattro volte a Napoli negli ultimi mesi e il Pd ha preso il suo peggiore risultato degli ultimi anni. È andato in tv per la chiusura della campagna elettorale e poi si è scoperto che Berlusconi ha fatto uno share migliore.
Il risultato, mentre i telefoni di Palazzo Chigi non squillano, è ciò che viene confermato dallo staff: per i prossimi giorni «non vi aspettate comizi», non ci saranno, l’agenda del capo del governo ha diversi appuntamenti, ma tutti istituzionali.
Per una coincidenza del destino il giorno della chiusura della campagna vedrà Renzi accanto a Putin, a San Pietroburgo: il premier è l’ospite d’onore, con il gotha dell’industria italiana, del Forum economico della città fondata da Pietro il Grande; e si annunciano anche ricchi contratti economici in dirittura d’arrivo, oltre al desiderio di Renzi di spingere sulla rimozione delle sanzioni economiche e discutere con Putin dello scenario libico.
Piccola ma delicata domanda che sta circolando in queste ore a Palazzo Chigi: quanto conviene questo viaggio, che pure non è rinviabile? Quanto valgono le immagini di Renzi accanto a quello che per tanti italiani è un dittatore? Proprio l’ultimo venerdì di campagna elettorale.
Nei prossimi giorni gli appuntamenti del premier non mancano, stamane potrebbe essere a Confcommercio, poi sarà alla nuova sede della federazione italiana pallavolo, domani a Lucca ad un convegno sul Terzo settore e poi a Santa Margherita Ligure ad un appuntamento dei giovani confindustriali, sabato ad un centro di eccellenza medico ematologico a Reggio Emilia nel primo pomeriggio e poi a colloquio con Eugenio Scalfari alla festa del quotidiano La Repubblica .
Qualche ora prima di volare in Russia poi si prevede un appuntamento che i suoi deputati hanno caricato di attese: il tax day, centinaia di banchetti in giro per l’Italia, per dire quello che il governo ha fatto sul fronte fiscale. Ma anche, qualcuno spera, per annunciare un possibile colpo di scena fiscale, cosa che però Renzi ieri ha negato in modo sdegnato. Avrebbe assonanze con gli annunci berlusconiani.
Insomma la strada del premier non è in discesa, la strategia attuale, prevalente, sembra un wait and see .