Corriere 8.6.16
La Nato e la Russia, i dubbi di una strategia
La
massiccia esercitazione «Anaconda 2016» in corso in Polonia va
inquadrata nel dibattito sulla sicurezza europea tornato alla ribalta
dopo i fatti ucraini e l’annessione della Crimea da parte della Russia.
Da allora le tre Repubbliche baltiche Lituania, Estonia e Lettonia,
unitamente alla Polonia, chiedono di essere militarmente protette contro
possibili attacchi delle forze russe.
Che Mosca abbia simili
intenzioni è cosa che resta da dimostrare, ma le richieste degli alleati
«orientali» hanno le loro motivazioni. Di carattere storico, avendo
essi più volte sofferto dell’aggressività sovietica o russa. E anche
perché esiste il segreto timore che nella Nato allargata una operazione
circoscritta dei russi possa non bastare a far scattare l’Articolo 5 del
Trattato del Nord Atlantico, quello che prevede l’immediato intervento
degli alleati in soccorso dell’aggredito. A titolo di implicita
garanzia, allora, diventa opportuno lo schieramento di truppe Nato in
ognuno dei Paesi che si sentono a rischio: se fossero colpite queste
forze, è il ragionamento, l’Alleanza interverrebbe di sicuro. E Putin,
sapendolo, sarà dissuaso dal compiere gesti che potrebbero portare a una
guerra illimitata.
Quattro battaglioni di forze Nato (4.000
uomini) saranno così dislocati a rotazione nei quattro Paesi, saranno
creati depositi avanzati di mezzi bellici, e sarà completata una forza
di intervento rapido. Queste mosse, che saranno approvate al vertice di
Varsavia dell’8 e 9 luglio, vengono accompagnate da rassicurazioni
verbali nei confronti della Russia, peraltro già irritata dall’entrata
in funzione in Romania della prima base terrestre del sistema
anti-balistico Aegis Ashore.
La strategia scelta dalla Nato si
presta a qualche dubbio. L’Articolo 5, fino a prova contraria, dovrebbe
bastare a rassicurare tutti gli alleati. E malgrado i torti di Putin in
Ucraina, piazzare missili e truppe Nato ai confini della Russia può
avere il sapore di una provocazione. Mosca potrebbe ora piazzare missili
Iskander con testata nucleare nell’enclave di Kaliningrad. Tra l’altro
minacciando la Polonia e i Baltici molto più di prima. La geografia
strategica dell’Europa rende estremamente ardua per la Nato
l’individuazione di una risposta equilibrata alle legittime inquietudini
di alcuni dei suoi membri.
Franco Venturini