Corriere 8.6.16
Fassina equidistante ma la sinistra bastonata avvia una consultazione
Il partito spaccato tra chi non vuole esprimersi e chi avrebbe già voluto un accordo con Giachetti
di Alessandro Trocino
ROMA
Raggi, Giachetti o nessuno dei due? L’essere o non essere della
sinistra romana, o di quel che ne rimane, lacera un partito che un
attimo dopo il voto (ma anche un attimo prima) ha ricominciato a
litigare ferocemente, con i detrattori di Stefano Fassina che lo
accusano dello «sfacelo» del partito e i sostenitori che gridano al
«boicottaggio» da parte degli amici del Pd.
Fassina non ha
aspettato granché a dire quel che farà al ballottaggio, dopo aver
ammiccato a lungo in direzione 5 Stelle: voterà scheda bianca. Non solo:
ha annunciato, unico eletto di Sel, che non lascerà né il ruolo di
consigliere (per far posto a Sandro Medici) né quello di deputato.
Scelte che hanno sollevato un putiferio e che non sono condivise da
molti. Perché è noto a chi è addentro alle questioni romane della
sinistra che molta parte del gruppo dirigente avrebbe preferito cercare
un qualche accordo con il Pd e comunque avrebbe preferito un altro
candidato a Fassina: sfumate le ipotesi Ignazio Marino e Massimo Bray, è
rimasto in campo l’ex deputato pd, che si era candidato con largo
anticipo. Le urne romane sono state un flop: si è passati dai 60 mila
voti di Sel (più 30 mila della Repubblica romana, formazione vicina) ai
45 mila di questo turno. «Uno sfacelo, una sconfitta clamorosa», si
sfoga Andrea Catarci, minisindaco uscente. «Un disastro — conferma
Gianluca Peciola, già capogruppo in Campidoglio — una roba da
masochisti».
Sotto accusa la linea politica seguita. Ma anche il
dopo voto. Per Massimiliano Smeriglio, vicepresidente del Lazio, Raggi e
Giachetti pari non sono. Anzi, il giudizio sui 5 Stelle è duro: «La mia
lontananza da M5S è siderale. Sono un movimento antisistema, populista,
giustizialista e un po’ razzista». Decisamente escluso un suo appoggio.
Più probabile che scelga Giachetti, anche se non è il momento di
annunciarlo: «Lo decideremo insieme ai compagni e alle compagne. Abbiamo
lanciato una consultazione». Smeriglio fa in tempo a ricordare «lo
straordinario successo di Zedda a Cagliari, con il centrosinistra unito.
E non solo: Ricordo che a Milano Sel combatte per Sala». Candidato
renziano, come Giachetti.
Peciola non mette in croce Fassina.
Anche se, dice, «doveva erodere consenso al Pd, non far finta di essere
un altro. Se sei Benedetto Croce, il giorno dopo non puoi essere Tupac
Amaru». Paragone azzardato a parte, Peciola parla male di entrambi i
candidati: «La Raggi non ha un’idea di città, sfugge alle complessità.
Le contraddizioni le scoppieranno in mano». Quanto a Giachetti: «Non
rappresenta la discontinuità». Dovranno guadagnarsi il voto: «Spero che
si vogliano confrontare con il nostro popolo».
Nicola Fratoianni è
sulla linea della scheda bianca: «Giachetti e Raggi sono egualmente
distanti da noi». Gemma Azuni sta con Fassina e per l’equidistanza. E
accusa: «C’è stato un boicottaggio, i detrattori di Fassina avrebbero
dovuto fare i bagagli e andarsene». Paolo Cento non voterà nessuno dei
due. Ma aggiunge: «Non credo che il voto della sinistra per il Pd sarà
prevalente. E se dovessi votare nel VI Municipio, dove c’è il
ballottaggio con la destra, voterei 5 Stelle. Non sono un tabù».