Corriere 8.6.16
Torino
«Qui si è esaurita una spinta Serve una visione fino al 2025 e i 5 Stelle non sono barbari»
Boglione (Basicnet): fossi in Fassino sarei preoccupato
intervista di Marco Imarisio
TORINO « Lo sente questo odore di bruciato? Hanno dato fuoco alle polveri, e adesso sarà difficile spegnere l’incendio».
Nell’ufficio
al pianterreno, anzi rasostrada, come dice lui, non si vedono fiamme.
Marco Boglione fa l’imprenditore e non il politico, anche se in tanti da
una parte e dall’altra gli hanno chiesto spesso di bere l’amaro calice.
La palazzina che ospita gli uffici della sua Basicnet, sigla che
racchiude marchi da immaginario collettivo come Robe di Kappa, Superga e
K-way, dà lavoro a 600 persone, fattura quasi duecento milioni l’anno,
non è molto distante dalla sede del comitato elettorale di Piero
Fassino. «Fossi in lui, sarei preoccupato. In città sta succedendo
qualcosa».
Anche lei contro il sistema-Torino che governa la città da oltre vent’anni?
«Premetto
che a mio giudizio il sindaco ha governato bene, ristrutturando
l’enorme debito della città senza farsi bruciare dalla crisi» .
Esaurita la premessa?
«Si
è esaurita anche la spinta propulsiva di quel ciclo. Già da qualche
anno. Da quando il cosiddetto sistema-Torino ha raggiunto gli obiettivi
che si era prefissato, concludendo la trasformazione della vecchia
città-fabbrica. Adesso si è ristretto l’orizzonte comune. Manca una
visione, una direzione».
I Cinque Stelle ce l’hanno?
«Non le
rivelo certo un segreto se le dico che ho incontrato Chiara Appendino.
Non solo io. In occasione di queste elezioni hanno fatto i loro giri di
presentazione nelle aziende. Mi sembrano molto concentrati sull’ingresso
nella stanza dei bottoni. Al momento è il loro obiettivo principale».
E dopo che succede?
«Si
vedrà se hanno davvero un progetto. L’ho detto anche a loro: dovete
immaginare la città tra 10-15 anni. Altrimenti non si va da nessuna
parte».
La spaventa una Torino governata dai Cinque Stelle?
«E
perché dovrebbe. Sarei e sono tranquillissimo. Siamo in democrazia, se
vincono tocca a loro. Sono bravi ragazzi, mica dei barbari. E i fatti
dicono che si muovono bene».
Possono farcela ?
« Da lunedì
mattina c’è un’aria strana. Quando cominciano, certe cose poi è
difficile fermarle. Questa voglia di cambiamento non mi sembra un
episodio sporadico. Se c’è in molte parti d’Italia non vedo perché
Torino dovrebbe esserne immune. Forse l’errore è pensare che lo sia».
Cosa rimprovera a Fassino e al Pd?
«Al
primo in quanto sindaco, come ho già detto, poco o niente. E non ho
titoli per dare giudizi sulle strategie. Mi sembra però che gli elettori
siano divisi tra chi vuole il nuovo ad ogni costo e chi non vede
alternative all’esistente».
Una situazione che favorisce i Cinque Stelle?
«Potrebbe.
Dipende dalla visione che mostreranno di avere in questi giorni di
duello finale. Finora hanno tirato avanti con appelli alla trasparenza e
all’onestà, lasciando un po’ perplessi, a dire il vero. Per vincere
serve altro. I progetti, la pianificazione vengono dopo. Ma la visione,
subito».
Sicuro che il cosiddetto sistema-Torino l’abbia smarrita?
«Se
c’è, non la vedo. E non da ieri. Possono e devono ritrovarla,
altrimenti perdono. Devono darsi un obiettivo, immaginare la Torino del
2025. Un sistema, o apparato o nomenclatura che dir si voglia, uso
questi termini con rispetto, non può vivere alla giornata, non può
amministrare più o meno bene e basta. Prenda Marchionne».
Che c’entra?
«Non
è un genio, ma un condottiero, e gli sto facendo un complimento. Non è
che prima del suo arrivo la Fiat fosse gestita male. Ma non aveva
direzione. Lui ha indicato una strada, piaccia o non piaccia. I leader
fanno questo, anche in politica».
Vent’anni fa era diverso?
«C’era
un piano strategico, uno spirito comune. Le Olimpiadi invernali e le
celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia furono scommesse vinte
grazie a quella visione. A farla breve, si sognava tutti insieme ed era
bello farlo».
Non è inevitabile il risveglio?
«Certo. Ma a
quel punto liberi tutti, alla ricerca di un'altra idea, di un altro
sogno, a prescindere dalla gestione dell’esistente. Mi sembra quel che
sta accadendo ora».