martedì 7 giugno 2016

Corriere 7.6.16
Gli elettori dem «infedeli» M5S pesca dappertutto
Per Sala solo due terzi di chi aveva scelto il Pd nel 2013. Ancora meno per Giachetti
di Luca Comodo
Direttore Ricerche politiche Ipsos

Per aiutare a leggere i risultati del primo turno delle Amministrative è utile cercare di capire quali sono stati i flussi di voto nelle due città principali del Paese, Milano e Roma. In attesa di avere i dati delle sezioni, ci siamo basati sui nostri sondaggi pre-voto. Si tratta quindi di approssimazioni che verranno raffinate e chiarite dai successivi flussi su dati veri.
Cominciamo da Milano. Sala non ha convinto tutti gli elettori pd del 2013, che lo scelgono solo per due terzi. Un quarto ha invece ritenuto di astenersi, mentre il restante 10% circa si distribuisce sugli altri. Gli elettori di sinistra (Sel e Rc) scelgono in misura rilevante di astenersi. Tra gli elettori del Movimento 5 Stelle solo una parte minoritaria converge sul candidato di riferimento, mentre la maggioranza assoluta sceglie l’astensione. Gli elettori di centrodestra invece confermano massicciamente la propria preferenza per Parisi, che raccoglie quasi i tre quarti dei voti ottenuti da quest’area alle scorse politiche. In sintesi: Sala non ce la fa a convincere del tutto il proprio elettorato e per questo non riesce a produrre una distanza significativa da Parisi. Al contrario Parisi compatta i propri elettori di riferimento, ma non riesce ad ottenere risultati significativi nelle altre aree elettorali. Vittoriosa è l’astensione: la crescita rispetto al 2011 è di circa 13 punti. Gli elettori milanesi che hanno deciso di recarsi alle urne polarizzano i propri voti sui due candidati principali dedicando scarsa attenzione agli altri. È quindi probabile che la capacità espansiva dei due al ballottaggio sarà scarsa: vincerà chi saprà meglio mobilitare i propri elettori, eventualmente, come nel caso di Sala, rimotivando coloro che al primo turno hanno scelto l’astensione.
A Roma la situazione è decisamente diversa. Intanto, Roma è l’unica, tra le cinque grandi città, in cui cresce la partecipazione al voto. Inoltre il successo di Virginia Raggi deriva da una evidente trasversalità. Da un lato la candidata pentastellata riesce a tenere gran parte degli elettori 5stelle alle politiche del 2013, dall’altro lato è in grado di attirare elettori dal centro, dal Pd e dalla sinistra. Giachetti non riesce a convincere davvero il proprio elettorato di riferimento che lo sceglie solo per poco più della metà. Pur ridotti, questi consensi e altri scarsi flussi derivanti da altre aree, gli sono sufficienti ad arrivare al ballottaggio. Anche grazie, naturalmente, alla divisione nell’area di centrodestra. Giorgia Meloni infatti, convince solo poco meno del 40% degli elettori di centrodestra. Il competitor, Alfio Marchini, ottiene un risultato deludente poiché non riesce a mobilitare gli elettori di area, ottenendo dal centrodestra solo il 20% e mobilitando poco le forze centriste.
Infine la sinistra. I risultati non sono assolutamente confortanti. La proposta di sinistra non convince l’area di riferimento (che gli consegna il sostegno di poco più del 20%, non molto più di quanti scelgono la Raggi): deluso dalle proposte in campo l’elettorato di sinistra sceglie massicciamente l’astensione. La battaglia del ballottaggio sarà nella Capitale più complessa di quella milanese. Posto che anche in questo caso il primo obiettivo è la mobilitazione dei propri, a Roma entrambi i candidati hanno bisogno di allargare la propria area di riferimento. La Raggi gode già di un endorsement esplicito da parte di Salvini. Ed è probabile che gli elettori di Meloni, se decideranno di votare al ballottaggio, si esprimeranno in misura massiccia per la candidata pentastellata. Più difficile la partita di Giachetti: per vincere deve riportare al voto i propri (anche parte di quelli che al primo turno hanno preferito astenersi), ma nello stesso tempo convincere al voto la porzione dell’elettorato moderato che vede come un rischio consegnare la città nelle mani di una persona nuova e con qualche sospetto di eterodirezione. Battaglia complessa, di esito incerto. Ancora più complessa la partita sul fronte della sinistra. Qui le resistenze verso il Pd, Renzi e il sospetto partito della nazione sono davvero difficili da recuperare, tanto più che l’avversario non è un candidato di destra che potrebbe provocare una reazione unitaria di quest’area.