sabato 4 giugno 2016

Corriere 4.6.16
Il progetto per trasformare Verdini in «socio interno» dell’esecutivo
I centristi, i verdiniani e la ristrutturazione segreta di maggioranza e governo
di Francesco Verderami

Le Amministrative, come il referendum, sono una formidabile arma di distrazione di massa. Perché è vero che i due test elettorali decreteranno i nuovi rapporti di forza nel sistema, ma è altrettanto vero che nel sistema è già in atto un processo di ristrutturazione in vista delle Politiche.
Nel governo, Renzi si prepara ad accogliere Verdini senza dover pagare dazio agli alleati e alla «ditta», e senza dover passare nemmeno per il Quirinale. Bisognerà vedere se andrà in porto una manovra affidata al vice ministro dell’Economia Zanetti, segretario di Scelta Civica, che ieri ha (ri)lanciato (l’ennesimo) cartello dei moderati: un contenitore che in Europa vorrebbe ancorarsi ai Liberaldemocratici e che in Italia vorrebbe aggrapparsi al Pd. Per quanto nel Paese l’iniziativa non dovrebbe avere grande impatto, date le percentuali di Sc, nel Palazzo potrebbe invece cambiare il volto della maggioranza.
Perché la proposta sarà pur «aperta a tutti», ma soprattutto è aperta ai verdiniani, che non a caso sono stati gli unici ad applaudire l’idea annunciata da Zanetti sul Foglio . Ecco il cavallo di Troia dentro cui si potrebbe imbarcare Ala, che — con un processo di fusione dei gruppi parlamentari — da «sostenitore esterno» del governo si trasformerebbe senza colpo ferire in «socio interno» del governo, con tanto di rappresentanza ministeriale. Siccome nell’esecutivo non si muove foglia che Renzi non voglia, significa che è in atto un’operazione volta a rottamare l’attuale maggioranza attraverso una manovra di riciclaggio politico.
I segnali ci sono tutti, basti vedere le tensioni che nelle ultime settimane hanno incrinato i rapporti tra premier e Ncd: il modo in cui è stata derubricata la proposta del «bonus bebè» avanzata dal titolare della Salute Lorenzin; lo scontro sulla giurisprudenza in tema di adozioni per le coppie gay che ha ingaggiato il Guardasigilli Orlando con il ministro centrista Costa; e soprattutto i contrasti tra Renzi e Alfano sul nodo dell’emergenza migranti. Tre indizi fanno una prova e rivelano il tentativo di togliere ad Ap quella centralità in Parlamento su cui si fonda oggi la stabilità del governo.
È da vedere se la manovra avrà successo, già in passato è stata tentata ed è fallita. Ma non c’è dubbio che mentre tutti sono concentrati sulle Comunali, il premier si sta portando avanti per la riconquista di Palazzo Chigi, alimentando il sogno di una modifica dell’Italicum (dopo il referendum) che non promette e nemmeno esclude quanti cercano rifugio presso di lui. E un tormentone che spesso trova sfogo nelle riunioni di Ala, sta dentro una battuta con cui D’Anna si è rivolto a Verdini: «Denis, se tu prendi per il c... noi, ci può anche stare. Ma se Renzi prende per il c... te, è una tragedia».
Quel dubbio sulla legge elettorale è un limbo, una variante nei lavori in corso in cui tutti sono impegnati. Compreso Alfano, che gioca su diversi schemi alle Amministrative: tolta Napoli, c’è l’opzione «centrista» di Roma e c’è il modello di «nuovo centrodestra» a Milano. Sono le basi su cui Ap potrebbe partecipare in futuro a un accordo tra moderati, dove far pesare il 4% delle Europee, e che avrebbe un ancoraggio più solido di quanto si possa adesso immaginare. Per verificarlo, basterà attendere il momento in cui Parisi, candidato a Palazzo Marino, scioglierà la sua riserva in materia referendaria...
D’altronde proprio la chiusura di campagna elettorale, con lo scontro tra Berlusconi e l’asse Salvini-Meloni, prelude a una competizione tra i due blocchi del vecchio centrodestra che non finirà con le Amministrative. È in palio il primato della coalizione che sarà deciso dai rapporti di forza tra l’area lepenista e l’area moderata, nella quale potrebbero confluire i tronconi di quel che fu il Pdl per bilanciare il peso di Lega e FdI.
Il Cavaliere vorrebbe svolgere il ruolo di «federatore», ma intanto deve sedare l’annoso malcontento degli azzurri verso il «cerchio magico» guidato dalla senatrice Rossi. Da tempo gli amici più fedeli di Berlusconi si fanno interpreti delle lamentele per la «gestione incompetente del partito» e per il «debordante presenzialismo» della corte. La novità è che al tradizionale pranzo del lunedì ad Arcore la questione è stata sollevata anche dalla figlia Marina, assai severa per certi comportamenti e per le conseguenze sull’immagine del padre: «Sarebbe meglio impacchettarle», ha detto. Destinazione ignota. Comunque lontane dal genitore.